Democrazia al fosforo

Il fosforo bianco ha un effetto devastante. L’ho scoperto in Iraq, è stato usato dai soldati americani durante l’attacco a Falluja, nel novembre del 2004. I profughi da Falluja mi avevano raccontato che delle vittime restavano solo scheletri vestiti perché il fosforo consuma tutte le parti liquide del corpo. All’inizio gli Usa avevano negato l’uso del fosforo ma a smentirli era stato prima il giornalista embedded, Darrin Morteson, e poi soldati che avevano partecipato all’assedio di Falluja in una intervista a il manifesto. Una conferma ottenuta anche da Rainews24 che sull’argomento aveva condotto una inchiesta: Falluja. La strage nascosta. A nasconderla erano stati tutti i media che non avevano ritenuto la notizia importante e sono gli stessi che ora riprendono le denunce dell’uso di fosforo da parte di Putin per il quale la Nato minaccia «conseguenze di ampia portata».
Finché le vittime erano irachene o palestinesi – perché anche Israele fa uso del fosforo – l’occidente non riteneva l’uso di quest’arma micidiale una violazione della Convenzione di Ginevra, ma per gli ucraini sì. Ho testimoniato in Iraq anche l’uso delle cluster bomb, in un quartiere di Baghdad dove vivevano palestinesi e anche a Hilla (Babilonia). Durante il mio sequestro avevo chiesto di pubblicare le foto che avevo fatto all’ospedale di Hilla ai bambini iracheni colpiti dalle bombe a grappolo, pensavo potessero contribuire alla mia salvezza. Forse lo hanno fatto. Ero impegnata a intervistare i profughi di Falluja anche quel venerdì 4 febbraio del 2005 quando sono stata rapita. Volevo approfondire l’uso di armi chimiche da parte dell’esercito Usa. Ma allora nessuno si era accorto del mio scoop, forse lo sarebbe stato se non fossi tornata viva, ma siccome sono tornata con le stesse idee di prima, me l’ero andata a cercare.