I taleban hanno paura delle donne istruite | Giuliana Sgrena
Top

I taleban hanno paura delle donne istruite

Intervista a Samia Walid dell'Associaizone rivoluzionaria della donne dell'Afghanistan (Rawa), dopo la chiusura delle università: «ci reprimono con prigione e torture, ci vietano scuola e lavoro».

I taleban hanno paura delle donne istruite
Manifestazione contro la chiusura dell'università
Preroll

Giuliana Sgrena Modifica articolo

24 Dicembre 2022 - 18.02


ATF

Le donne afghane non sono disposte ad accettare l’ultima decisione oscurantista del regime dei taleban, la chiusura delle università. «L’educazione è un nostro diritto», hanno urlato decine di studentesse riunite ieri davanti all’università di Kabul. «Il Gruppo medioevale e misogino dei taleban ha paura dell’educazione delle donne, ma il popolo afghano non è ignorante e si solleverà contro questa banda terrorista e brutale imposta dalla Nato e dagli Usa», sostengono le donne di Rawa (Associazione rivoluzionaria delle donne dell’Afghanistan), impegnate da decenni nella difesa dei diritti delle donne afghane.

Una nuova sfida dei taleban anche a quei paesi che condizionavano il riconoscimento dell’emirato alla formazione di un governo “inclusivo” e all’apertura delle scuole. Una possibilità ormai superata dagli eventi, chiediamo a Samia Walid di Rawa.

«I taleban sono un gruppo terrorista che non può dare al popolo afghano un governo accettabile, i governi occidentali parlano solo di governo inclusivo, ma cosa significa? Includere nel governo altri gruppi jihadisti? Si tratterebbe comunque di un governo che non riconosce i diritti delle donne e i diritti umani, quindi non deve essere riconosciuto».

Un anno e mezzo fa i taleban sono tornati al potere e il popolo afghano sta vivendo una crisi umanitaria causata dall’isolamento internazionale. L’Afghanistan non fa più notizia, se non per gli eccessi dei taleban, qual è la situazione?

«Da quando l’Afghanistan è stato riconsegnato ai taleban il popolo afghano deve far fronte a una tremenda crisi umanitaria, le strutture economiche e sociali sono collassate, e ha perso quei pochi diritti umani di cui godeva. Dopo un anno e mezzo l’Afghanistan è dimenticato mentre la tragedia umana continua, milioni di persone vivono sotto il livello di povertà, soffrono la fame, molti emigrano per trovare lavoro in Pakistan o in Iran, ma anche in quei paesi la situazione è difficile, gli afghani sono discriminati dai pachistani e dagli iraniani. Peggiore è la condizione delle donne e dei bambini: alle donne è vietato andare al lavoro e a scuola, i taleban reprimono le proteste delle donne con la violenza, la prigione e la tortura».

Le forze democratiche, a livello internazionale, chiedono di non riconoscere il governo dei taleban, che infatti finora non è stato riconosciuto ma questo pregiudica l’aiuto alla popolazione. L’Onu riesce a inviate aiuti?

«Il non riconoscimento è la richiesta della maggioranza degli afghani che considera i taleban un gruppo terrorista. Tuttavia, potenze, inclusi gli Stati uniti, dicono di non avere riconosciuto i taleban ma sono in contatto con loro e fanno arrivare finanziamenti sotto forma di aiuti umanitari. L’Onu ha dichiarato di aver dato ai taleban 2 miliardi di dollari negli anni. Ma questi aiuti non vanno alla popolazione, i taleban usano gli aiuti solo per mantenere in piedi il loro governo. Negli ultimi 20 anni i fondi della comunità internazionale non sono stati usati per la ricostruzione delle infrastrutture ma sperperati da governi afghani corrotti e jihadisti. Ancora oggi i soldi sono utilizzati per sostenere criminali. I taleban, secondo quanto rivelato da un giornale famoso (il britannico The telegraph, ndr), hanno anche investito nella costruzione degli stadi per la Coppa mondiale di calcio in Qatar». A Doha, dove si sono svolti i negoziati con gli Usa, i taleban sono ben piazzati.

L’Afghanistan comunque continua a essere terreno di battaglia di diversi paesi, come la Cina e la Russia, quali sono i loro interessi nel paese?

«Purtroppo, l’Afghanistan è un terreno di battaglia tra Cina, Russia e Pakistan che vogliono ritagliarsi uno spazio nel paese. Cina e Russia hanno interessi strategici ed economici. La Cina punta sulle risorse naturali di cui l’Afghanistan è ricco, la Russia gioca la partita contro gli Stati uniti, entrambi i paesi hanno stretti contatti con i taleban.  La Cina ha problemi con i fondamentalisti islamici uighuri, la Russia con i fondamentalisti che agiscono in Tagikistan, quello che chiedono ai taleban è di non appoggiare questi gruppi. Ma a questi paesi non interessa cosa fanno i taleban in Afghanistan».

Quello che sta accadendo in Iran, che ripercussioni può avere in Afghanistan, soprattutto per la lotta delle donne?

«La lotta delle donne iraniane e il loro coraggio è di grande ispirazione per noi.  Il regime fascista degli ayatollah e dei mullah ha oppresso per decenni il popolo iraniano e se cadrà avrà grandi ripercussioni in Afghanistan. Il regime di Tehran è un sostenitore dei fondamentalisti afghani e se cadesse i taleban perderebbero un grande sostegno. Fin dall’inizio della protesta le donne afghane hanno appoggiato le iraniane rischiando la loro vita con manifestazioni anche davanti all’ambasciata iraniana a Kabul, con lo slogan Donna, vita, libertà».

Jin, Jiyadi, Azadi, creato dalle donne kurde, sta diventando lo slogan per il sostegno internazionale non solo alle donne iraniane, ma anche afghane.

il manifesto, 24 dicembre 2022

Native

Articoli correlati