Nulla sarà più come prima nel Mediterraneo, nè sulla costa sud ma nemmeno su quella nord, il vento dal sud comincia a soffiare anche al nord, portando speranze che i regimi si possono abbattere con le mobilitazioni popolari non violente. E da noi con le elezioni. Per la prima volta il contagio culturale viene dal sud. Richiesta di libertà, democrazia, uguaglianza di genere, quegli stessi valori per cui ci siamo battuti e ci battiamo noi. I valori universali cominciano ad essere rivendicati anche dal sud, non è da ora, ma ora in modo più consistente e evidente, contro quel relativismo culturale che voleva questi popoli condannati a rispettare tradizioni e leggi religiose nelle loro interpretazioni più fondamentaliste.
Sono grandi emozioni quelle vissute negli ultimi mesi, soprattutto per chi ha seguito l”area del mediterraneo e del medioriente per anni, quando a sconvolgere questo mondo erano solo conflitti e le dittature diventavano elementi di stabilità.
Tra chi seguiva quel mondo, questo mondo, viaggiando da nord a sud, da ovest a est per intessere rapporti politici e culturali c”era, trent”anni fa, un gruppo di giovani, tra questi Tom, e purtroppo anche altri compagni di allora che non ci sono più come Josep Palau, catalano, e Sergio che era di Sarajevo, ma allora non c”era ancora la Jugoslavia, e non c”era distinzione tra bosniaci, croati e serbi.
Questo gruppo di “giovani democratici” si era incrociato con il movimento pacifista europeo, del sud Europa, perché eravamo noi del sud Europa a guardare ai pericoli che i conflitti potessero scoppiare più nell”area mediterranea che tra est e ovest. Non a caso le basi, gli euromissili si volevano installare nel sud Italia. Le lotte del nascente coordinamento dei comitati per la pace hanno portato allo smantellamento della base di Comiso ma non a quella americana di Sigonella.
Parlo di questo passato ormai lontano, quando ho conosciuto Tom e quando abbiamo lavorato molto insieme, non solo per nostalgia (tutti avevamo molte energie e speranze), il dolore per la sua scomparsa infatti ha lasciato spazio o meglio si è coniugata con una grande nostalgia. Nostalgia per la sua mancanza, personale e politica. Fin da allora Tom si era speso molto per convincere quelle forze, dentro il Pci, che erano fredde rispetto al movimento pacifista, mentre per noi del Pdup – e Luciana era sempre con noi – era naturale, era la nostra linea politica, l”unico problema era trovare le risorse per le mobilitazioni. Mi ricordo quando raccontava l”incontro di quel gruppo della Fgci con Berlinguer. E ancora della notte passata a Comiso a discutere con Pio La Torre e altri sull”appello da leggere in piazza e poi su chi doveva leggerlo e alla fine toccava a me perché di un piccolo partito e donna. E di quel gruppo alcuni, tanti, purtroppo non ci sono più.
Dopo il periodo delle grandi manifestazioni, del coordinamento dei comitati per la pace, i nostri impegni sono stati diversi, anche se sempre ispirati da quelle esperienze che per noi sono state estremamente formative, ma di tanto in tanto Tom mi chiamava all”Arci per farmi raccontare le ultime mie esperienze e così continuava quel dialogo che non si è mai interrotto. Quella sintonia che trovavamo anche quando capitava di incontrarci in iniziative in giro per l”Italia. Tom aveva una grande dote che era quella di intuire quello che succedeva nel paese, non solo nel nostro, perché pur facendo politica non si è mai staccato dalla realtà, dalla base, vizio molto diffuso tra i politici di professione. Ma anche la scelta di stare e restare all”Arci, era indicativa: fare politica in una associazione è diverso dal farla in un partito.
Tom ci manca, come amico, come compagno con cui discutere, condividere, portare avanti quelle iniziative che ci si impongono oggi in questo nuovo Mediterraneo, per riprendere e rilanciare quel movimento per la pace che sembra se non scomparso sicuramente assopito. Dovremmo ritirare fuori da sotto le ceneri quello che è rimasto. Scrivendo sul manifesto qualche tempo fa che il movimento pacifista non esiste più so di aver fatto una provocazione, ma non più di tanto, senza nulla togliere all”impegno dell”Associazione per la pace, di cui non vedo molte altre iniziative che quelle per la Palestina, che non è poco, ma certo non sufficiente. Per non parlare della Tavola della pace che credo si sia molto “istituzionalizzata” e sembra aver smarrito la sua ragione sociale. Certo la pace non è solo l”assenza della guerra, comporta la soluzione di molti alti problemi: la fame, la povertà, la disuguaglianza. Ma quando ci troviamo in un mondo devastato da guerre dimenticate fare una marcia Perugia Assisi su altri temi – importantissimi come la mafia – penso che sia solo un modo per evitare i problemi. Non perchè la mafia, la camorra, la ndrangheta etc non siano da combattere ma per farlo dovremo unirci alle associazioni che su questo sono cresciute e mobilitate.
Certo oggi scendere in piazza contro la guerra in Libia è problematico, perché anche una parte (importante) della sinistra (che sta dentro la Tavola della pace) appoggia quell”intervento, ma così come trent”anni fa penso che Tom non si sarebbe arreso e si sarebbe speso per convincere anche i più recalcitranti.
Perché purtroppo dal Mediterraneo non ci arrivano sono notizie positive e anche quando sono positive non sono senza problemi: se il processo rivoluzionario è più avanzato in Tunisia è sicuramente più ostacolato in Egitto dove l”alleanza tra il Consiglio militare che guida la transizione e i fratelli musulmani rischia di imporre una restaurazione. Ma sicuramente la situazione più drammatica è quella libica, senza dimenticare lo Yemen e la Siria.
Ma proprio quello che succede in Libia dovrebbe far riflettere i pacifisti: anche se all”inizio la ribellione libica era o per lo meno sembrava ispirata agli stessi valori dei movimenti rivoluzionari in corso in altri paesi arabi: lavoro, libertà, giustizia, uguaglianza di genere, ben presto è stata presa in mano da altre forze, compresi ex ministri di Gheddafi, che l”hanno militarizzata e si è trasformata in lotta per il potere che ha escluso le forze che volevano la democrazia. E anche da qui ci viene un grande insegnamento: lotte pacifiste – e la non violenza viene rivendicata dai movimenti del sud del mediterraneo e persino dall”Iraq – sono riuscite ad abbattere dittatori che sembravano eterni, mentre una lotta militare con l”aiuto della Nato non riesce a sconfiggere Gheddafi. In quattro mesi di guerra l”unico risultato è l”escalation militare con tutte le vittime che questo comporta. Come se ne uscirà? Difficile dirlo perché la guerra non facilita e sicuramente indebolisce l”iniziativa diplomatica.
Proprio in questo momento un”alleanza tra tutti i movimenti pacifisti del mediterraneo potrebbe far riprendere anche ai pacifisti italiani quella capacità di mobilitazione che sembrava aver perso e non lo dico per trovare una soluzione alla nostra impotenza ma perché è urgente dare segnali di “complicità” ai pacifisti, democratici, ai giovani e alle donne che si stanno spendendo nei paesi della riva sud.
Questo possiamo fare anche pensando a Tom, senza illuderci di essere all”altezza dell”eredità che ci ha lasciato.
‘
Per Tom
In occasione del premio
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20 Giugno 2011 - 11.52
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