Si tratta degli scontri più sanguinosi tra copti e forze dell”ordine avvenuti in Egitto dopo la rivoluzione. Finora le vittime sono: 24 morti e oltre duecento feriti. Ma non si tratta di uno scontro tra cristiani e musulmani, molti musulmani si sono schierati con i cristiani, altri contro. Le proteste dei copti sono una reazione agli incendi di molte chiese nel sud del paese e alla copertura data a questi fatti dal governatore di Assuan, Nustafa al Sayed, di cui chiedono le dimissioni. I maggiori scontri si sono avuti al Cairo davanti alla sede della tv, per la versione dei fatti diffuse e ritenute parziali. Ma i manifestanti anche musulmani protestano contro l”esercito che sta governando la transizione egiziana verso le elezioni del 28 novembre in accordo con i Fratelli musulmani.
Le vittime di questa alleanza conservatrice-islamista non sono solo i copti ma anche tutte le forze laiche-progressiste protagoniste della rivoluzione egiziana. Sono le stesse forze – giovani, donne, blogger e democratici – che continuano a scendere in piazza Tahrir per rivendicare gli obiettivi della rivoluzione: democrazia, giustizia, uguaglianza di genere e il ritiro dell”esercito. Una rivoluzione che i militari e gli islamisti (che non erano nelle piazze per chiedere l”allontanamento di Mubarak) vogliono scippare.
Anche in Tunisia, sebbene in modo meno violento, gli islamisti potrebbero riuscire a vincere le elezioni del 23 ottobre e imporre un ritorno indietro rispetto alle conquiste finora raggiunte dalla rivoluzione dei gelsomini. Per la Costituente si vota anche in Italia, i tunisini in Italia avranno tre seggi, sosteniamo le liste democratiche e progressiste, sarà un piccolo contributo a quella rivoluzione.
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