Finalmente da Strasburgo è arrivata una condanna – purtroppo senza effetti concreti – del Marocco per la sua violazione di diritti umani degli oppositori, tra i quali molti giornalisti, come documentato da Human Rights Watch. Sarà un effetto ritardato del Marocco-gate? È incredibile come la corruzione del Marocco nei confronti di parlamentari o ex-parlamentari europei non abbia minimamente cambiato i programmi della Ue, infatti l’Alto rappresentante della politica europea Josep Borrell si è recato in Marocco all’inizio di gennaio come se nulla fosse accaduto. E ad assolverlo non basta certo la sua generica dichiarazione: «La posizione dell’Unione europea è chiara: non può esserci impunità per la corruzione. Per questo dobbiamo attendere l’esito delle indagini in corso da parte dell’Autorità Giudiziaria, che deve fare chiarezza su quanto accaduto». Anzi il ministro degli esteri marocchino si è lamentato perché nel Parlamento europeo c’è chi cerca di mettere in cattiva luce il suo paese per danneggiare il partenariato. Negli ultimi anni il Marocco ha firmato accordi importanti e controversi con Bruxelles, come quello sulla pesca che sfrutta il mare del Sahara occidentale, occupato dal Marocco dal 1975. Senza pudore l’alto rappresentante europeo ha elogiato il Marocco per aver condannato l’annessione illegale delle province ucraine da parte della Russia, mentre ha taciuto sull’occupazione illegale marocchina del Sahara occidentale.
Il cambio di posizioni di diversi paesi – come la Spagna – che in passato avevano appoggiato la risoluzione dell’Onu che chiede la tenuta di un referendum di autodeterminazione del popolo sahrawi e poi si sono schierati dalla parte del Marocco che nega questa possibilità, deve far riflettere alla luce del Marocco-gate. Non è certo un mistero che il Marocco ha sul libro paga giornalisti e scrittori, che paga viaggi a giornalisti per visitare il paese e continua a farlo anche dopo lo scoppio dello scandalo al Parlamento europeo, ma se è esecrabile nascondere la violazione dei diritti umani del Qatar lo dovrebbe essere anche del Marocco che occupa impunemente quasi interamente l’ex-colonia spagnola, ne sfrutta le risorse e condanna il popolo sahrawi a vivere in accampamenti in una zona dell’Algeria con un clima inospitale e con difficoltà di ricevere aiuti negli ultimi anni a causa della pandemia.
Il Fronte Polisario che dal 1973 lotta contro l’occupazione del Sahara occidentale prima da parte della Spagna e poi del Marocco, nel 1991 aveva deposto le armi accettando la risoluzione dell’Onu per un referendum di autodeterminazione. Ma dopo trent’anni di tregua senza che nulla accadesse per l’opposizione del Marocco, nel 2020 il Polisario ha ripreso le armi.