Giudicheremo gli islamisti dai fatti | Giuliana Sgrena
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Giudicheremo gli islamisti dai fatti

Quando si sparge la voce del successo degli islamisti di En-nahda, le più scioccate sono le donne che si sono battute per l''uguaglianza: intervista a Sana Ben Achour.'

Giudicheremo gli islamisti dai fatti
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25 Ottobre 2011 - 11.52


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Quando comincia a circolare la voce del grande successo elettorale degli islamisti di En-nahda, le più scioccate sono le donne che si sono battute per l”uguaglianza, anche nelle elezioni.Incontriamo Sana ben Achour, già presidente dell”Associazione democratica delle donne tunisine, è stata in prima fila in tutte le battaglie femministe.

Come valuta il risultato di En-nahda?

Come femminista impegnata ho vissuto questo scrutinio con gioia per la forte partecipazione che si è registrata, è stato un appuntamento con la storia straordinario. E siccome mi sono battuta per la causa delle donne e per la democrazia accetto il risultato del voto, nonostante le piccole irregolarità che non possono rappresentare una minaccia alla credibilità delle elezioni. Le tunisine e i tunisini hanno esercitato per la prima volta il loro diritto al suffragio universale segreto e diretto. Quello che mi ha fatto molto piacere è anche la forte partecipazione delle donne, che è stata estremamente massiccia, sia la mattina che il pomeriggio, in quella fascia considerata il tempo delle donne. Io mi sono presentata prima ancora dell”apertura dei seggi. Essendo progressista, femminista e laica, En-nahda sarà il mio avversario politico. Accetto tutte le regole del gioco, sono una donna determinata e giocherò con le regole della democrazia. Peraltro la costituente non deve elaborare la costituzione di un partito ma del paese, il paese nella sua diversità, nella sua storia, nella sua civiltà, come si fa in tutti i paesi del mondo. Ma questo non può essere il pretesto per introdurre discriminazioni in nome di una religione, di sesso, di appartenenza sociale, di nascita o di razza, etc».

Con En-nahda però questo pericolo c”è.

Con En-nahda ci sono dei limiti: secondo le loro dichiarazioni non ci sarà un ritorno indietro rispetto ai diritti acquisiti dai tunisini, anzi hanno detto che faranno di tutto per farli evolvere. Io li prendo in parola, non posso fare il processo delle intenzioni, li giudicherò in base al loro comportamento.

Sì, ma in questa campagna elettorale si è parlato molto del doppio linguaggio di En-nahda.

Non è un doppio linguaggio, secondo me si tratta di un linguaggio ambivalente, che pone dei limiti. Si dice il diritto delle donne non nel quadro della legge ma di una interpretazione dell”islam o in funzione dei precetti dell”islam – in Tunisia non si è mai parlato di sharia -, dunque si pone un limite. Per me invece non ci sono limiti ai diritti, che sono imprescrittibili e inalienabili. In effetti c”è una sorta di dualismo.

Ma allora perché molte donne anche istruite hanno votato En-nahda?

Perché c”è anche la questione identitaria che trova rifugio dell”islam. Quello che io deploro è che En-nahda abbia il monopolio dell”islam, parlano in nome dell”islam, invece parlano in nome della politica, sono politici e musulmani come noi. Del resto si definiscono islamici e non musulmani. C”è anche il voto sanzione contro l”opulenza, la ricchezza, l”arroganza, il razzismo, l”islamofobia. Il rigetto della modernità imposta dall”alto, di una modernità che non viene rispettata. L”islamismo nasce sui banchi di scuola tunisini.

Qui davanti c”è una manifestazione contro En-nahda…

Trovo questo totalmente controproducente, non ci sono ragioni per fare una manifestazione quando il voto è sincero e trasparente. Può darsi ci siano state irregolarità, ma non tali da rimettere in causa la credibilità del voto. Allora per una volta che abbiamo un voto trasparente e democratico non vedo perché il popolo non possa decidere. Ha deciso e accettiamo il risultato del voto, bisogna mobilitarsi e lavorare come loro.’

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