Dalla rivoluzione alla Costituzione | Giuliana Sgrena
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Dalla rivoluzione alla Costituzione

Ma senza quote. L''8 marzo a Tunisi'

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9 Marzo 2011 - 11.52


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Nel cuore della Medina, al centro culturale Tahar Haddad, si sono ritrovare ieri le associazioni delle donne tunisine per lanciare il loro programma d”azione: «dalla rivoluzione popolare alla costituzione egualitaria». L”occasione era l”8 marzo, una data che qui ha ancora un significato: durante la dittatura non poteva essere celebrata, anzi Burghiba aveva spostato la giornata della donna tunisina al 13 agosto.
Tra le donne c”è euforia e soprattutto determinazione nel portare avanti i contenuti della rivoluzione che le ha viste protagoniste. Intorno a un tavolo si alternano le voci di Sana Ben Achour, dell”Associazione tunisina delle donne democratiche (Atfd), Radhia Zekri dell”Associazione delle donne per la ricerca e lo sviluppo (Afturd), Balkis Mechi della Lega per i diritti dell”uomo, una rappresentante del sindacato e una dell”Unione generale degli studenti. E poi molte altre. La loro campagna ora si focalizza sull”affermazione dell”uguaglianza nella costituzione che dovrà essere varata dall”Assemblea costituente che sarà eletta il 24 luglio.
Come intendono agire per far passare questi articoli (8 in tutto) che sancirebbero l”uguaglianza tra donne e uomini?. Risponde Sana Ben Achour: «Dovremo impegnarci nella competizione politica, stiamo riflettendo su come entrare nelle liste elettorali. Oggi le donne democratiche che chiedono l”uguaglianza devono pensare a come concretizzare il loro obiettivo. È indispensabile la loro presenza nell”assemblea costituente. Alcune saranno presenti in liste di partiti o su una lista costituita da un fronte progressista e democratico – una ipotesi che si sta profilando – ma se le donne non si ritroveranno nei programmi di partito potrebbero anche presentarsi con liste indipendenti. Per la costituente l”importante è convergere sui valori. Prima di tutto bisogna condividere il principio che i diritti delle donne sono parte integrante dei diritti della persona, è il punto più importante per redigere la costituzione della Seconda repubblica».
Comunque non sarà facile fare passare la parità di genere in tutti i campi, compresa l”eredità. Per favorire questo processo domanderete una quota per la presenza delle donne? La questione è spinosa ma Sana Ben Achour ha le idee chiare: «Chiediamo parità, non quote. La quota è una trappola, se deve esserci un negoziato noi esigiamo quello che ci sembra più corrispondente alla società. Le tunisine sono il 51% della popolazione, siamo convinte che in politica le assemblee rappresentative elette democraticamente debbano essere la traduzione di quello che esiste nella realtà sociale, nella sua diversità e nelle sue diverse componenti».
Le donne sono state protagoniste della rivoluzione, si sta costituendo il Consiglio nazionale per la salvaguardia della rivoluzione (Cnsr), voi ne farete parte? «Le donne – spiega Sana Ben Achour – hanno partecipato alla caduta del regime il 14 gennaio. Ci hanno proposto di far parte del Cnsr, abbiamo risposto che non rientrava nei compiti di una associazione della società civile. Il Consiglio della rivoluzione è assolutamente legittimo, ma noi pensiamo di giocare un ruolo politico importante facendo pressioni e influenzando sia il Cnsr che la Commissione della riforma politica e della protezione dei principi della rivoluzione. Discuteremo come integrare questa grande commissione».
Nel dibattito ritorna spesso il problema della laicità e la necessità di non sottovalutare la presenza degli islamisti nel panorama politico, dopo la legalizzazione del partito Ennahda. Esiste un pericolo islamista chiediamo ancora alla presidente di Atfd. «Non voglio più porre il tema in termine di pericolo, abbiamo fatto la rivoluzione e abbiamo dimostrato le nostre capacità di vigilanza dal punto di vista della democrazia, delle libertà e dell”uguaglianza. È vero, avremo a che fare con tendenze politiche di destra o estrema destra, io come progressista, di sinistra, le combatterò. Le idee conservatrici e di destra, basate sul nazionalismo e sulla conservazione di modelli tradizionali non corrispondono ai progressi realizzati dalle donne e dalla società civile tunisine. Progressi che si sono concretizzati nella piazza del 14 gennaio. Ci sarà una competizione ma in un quadro democratico, degna di una democrazia».

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