Sindrome leghista | Giuliana Sgrena
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Sindrome leghista

Il ministro Maroni e i migranti

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29 Marzo 2011 - 11.52


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Il ministro dell”interno Roberto Maroni, tra delirio di onnipotenza e sindrome dell”accerchiamento, minaccia la Tunisia: se non agirà per impedire la partenza di migranti procederà ai rimpatri forzati. E le regioni italiane: se non accetteranno i profughi li imporrà d”imperio. Nell”intervista al Corriere della Sera di ieri, Maroni si prepara a una nuova guerra nel Mediterraneo mentre critica l”intervento militare nel pantano libico. Quattro giorni fa in Tunisia aveva invece minacciato la Francia sostenendo di essere pronto a concedere 5.000 visti Schengen ai migranti di Lampedusa che avrebbero così potuto raggiungere la meta oltre frontiera senza essere bloccati a Ventimiglia.
Un”escalation di inciviltà e indifferenza umana. Oggi il manifesto racconta la tragedia di un naufragio, uno dei tanti: 40 persone partite dalla Tunisia e mai arrivate a Lampedusa. Le famiglie non si rassegnano e chiedono di sapere.
In visita a Tunisi con il ministro degli esteri Frattini, Maroni aveva promesso al governo provvisorio un pacchetto di misure per rilanciare la cooperazione tra i due paesi, con linee di credito fino a 150 milioni di euro, in aggiunta a quelle già in corso pari a quasi a 100 milioni per il sostegno al bilancio dei pagamenti, oltre a mezzi aerei e marittimi, apparecchiature e addestramento della polizia (responsabile della repressione della rivoluzione, tanto che il governo tunisino si fida solo dell”esercito), per impedire la partenza di migranti verso l”Italia. Dopo 48 ore Maroni si è lamentato dell”inadempienza delle autorità tunisine senza tenere conto che quella raggiunta è un”intesa di massima con un governo provvisorio in un paese in transizione. Proprio ieri l”omonimo di Maroni, Ferhat Rajhi, è stato sostituito da Habib Essid. Oltretutto la Tunisia, nonostante le difficoltà della transizione, ha dimostrato di far fronte all”ondata di profughi in arrivo dalla Libia (oltre 100.000 sono già passati da Ras Jdir) con grande solidarietà e capacità organizzativa.
Di fronte all”avanzata delle rivolte contro i despoti al potere, l”Italia ha dovuto abbandonare i vecchi alleati. Esemplare il caso della Libia. Siamo nella coalizione che sostiene gli oppositori di Gheddafi, prima osannato. Ma con la caduta del raìs crolla la barriera contro la migrazione. Da qui l”isteria leghista, fatta propria da Maroni.
Eppure la primavera araba non può essere ignorata, si deve riconoscere che anche a sud del Mediterraneo ci sono popoli che aspirano alla giustizia, alla democrazia, alla dignità. Ieri negate da regimi autoritari, oggi negate dall”Europa e dall”Italia.
Le rivoluzioni in corso sono frutto di una grande maturazione delle masse di giovani sempre più istruiti, informati e connessi con il mondo esterno – attraverso i social network e le tv satellitari: avete notato che tutti i tunisini parlano italiano perché vedono la Rai? – al passo con la modernità. La libertà e la democrazia non si fermano ai confini della Tunisia o dell”Egitto, i giovani che scappano non sono solo disperati in cerca di un pezzo di pane, sono giovani in cerca di un futuro migliore, che hanno speso mille euro per un passaggio su una carretta del mare. Non fuggono, come coloro che scappano dalla Libia, dalla guerra ma dalla precarietà. E non serviranno i soldi promessi da Frattini a farli rientrare. Purtroppo in occidente non troveranno una soluzione alla precarietà, perché questa è una condizione che accomuna nord e sud del Mediterraneo.

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