Gli afghani contro la violenza dei taleban e dell''Isis' | Giuliana Sgrena
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Gli afghani contro la violenza dei taleban e dell''Isis'

Intervista a Ubaid Kebir portavoce di Hambastagi (Solidarietà, l''unico partito di opposizione afghano). «Gli Usa, e l''Italia, utilizzano l''Isis per restare in Afghanistan.'

Gli afghani contro la violenza dei taleban e dell''Isis'
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12 Novembre 2015 - 10.17


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A Kabul ci sono grandi manifestazioni dopo l’assassinio di 7 persone, tra cui donne e bambini, nella provincia di Zabul, partecipa anche Hambastagi? Lo chiediamo a Ubaid Kebir, portavoce del partito Solidarietà (Hambastagi, l’unico partito di opposizione afghano) in questi giorni in Italia, su invito
del Cisda (Comitato italiano di solidarietà con le donne afghane), per partecipare a iniziative pubbliche e avere incontri con i partiti.
«Ci sono i nostri militanti, è una manifestazione della società civile, di tutte le etnie, non solo degli hazara che sono stati colpiti da quest’ultimo attacco. Hambastagi farà nei prossimi giorni una manifestazione a Jalalabad, ce l’hanno chiesto i nostri militanti per dimostrare che anche loro che sono pashtun (come i taleban) sono solidali con le vittime, perché il tentativo è invece quello di provocare lo scontro tra le varie etnie».

In Afghanistan ora si assiste anche a scontri tra taleban e militanti dell’Isis.

I taleban erano un gruppo afghano mentre l’Isis è un gruppo di fondamentalisti islamici internazionale, i taleban che sono entrati nell’Isis lo hanno fatto perché spinti dagli Usa che li vogliono usare contro la Russia, la Cina e l’Iran. Non è un fatto nuovo la presenza dell’Isis, l’arrivo è stato preparato. Già nel 2013, con inviti ufficiali del governo, sono arrivati in Afghanistan gruppi di arabi provenienti dal Qatar e dall’Arabia saudita. Si erano stabiliti a Fara e Helmand, ufficialmente per cacciare uccelli (i famosi falchi) che dovrebbero servire per aumentare la virilità. Ma poi hanno
portato anche le loro famiglie e per darsi una credibilità si sono inventati progetti umanitari: distribuzione di cibo, costruzione di strade, moschee e scuole, in realtà erano madrasa, scuole coraniche. Improvvisamente nel giugno 2013 sono cominciati gli scontri con i taleban, che controllavano la zona e che avevano l’appoggio dell’Iran, e hanno costretto i gruppi dell’Isis ad
abbandonare la provincia di Fara e a spostarsi a Herat. Ora la presenza dell’Isis è soprattutto nel
nord e nell’est del paese.

Quindi gli Usa ora sosterrebbero l’Isis contro i taleban, perché?

Vogliono giustificare la loro presenza, che continuerà, in Afghanistan. Innanzitutto per mantenere una pressione sulla Russia, la Cina e l’Iran. Poi per la droga: nel 2014 l’Afghanistan è stato il primo produttore mondiale di oppio con il 93% del totale e il traffico è controllato dalla Cia e dal MI6
britannico. L’Afghanistan ha sostituito l’America latina nel traffico di droga. Infine per le materie prime: uranio, litio… Nella zona desertica di Helmand sono arrivati militari Usa che si sono installati lì e quando se ne sono andati hanno lasciato il terreno pieno di buchi. Del resto quando il Pakistan
nel 1998 ha fatto i test nucleari aveva preso l’uranio in Helmand.

Oltre agli Usa anche l’Italia ha deciso di rimanere in Afghanistan, rafforzando ilcontingente, con il pretesto dell’Isis…

L’Italia sostiene gli Usa e probabilmente avrà un proprio tornaconto oppure è uno scambio: l’appoggio verrà restituito altrove, per esempio in Libia.
Eppure l’intervento in Afghanistan è fallito, dopo tredici anni di guerra si ricomincia da capo. Noi parliamo di invasione non di intervento, comunque loro sostengono che non è soddisfacente ma non è fallito. E quello che non ha funzionato è per colpa della corruzione del governo afghano. Comunque, per cercare di accreditare l’immagine di un miglioramento, usano i canali televisivi, dopo l’attacco all’ospedale di Kunduz proponevano notizie positive come l’educazione dei bambini. Durante la festa dell’Aid (festa del sacrificio) hanno invitato molti artisti e artiste anche dall’estero
che si sono mostrate senza velo e con abiti sexy, senza nessuna censura.

Pochi giorni fa però una donna è stata lapidata.

Sì, Rokhsahana è stata lapidata dai taleban nel centro dell’Afghanistan perché aveva rifiutato il marito, vecchio, imposto ed era fuggita con un giovane della sua età (vent’anni). Noi abbiamo manifestato per Rokhsahana come avevamo fatto per Farkhunda, una ragazza con problemi psichici, uccisa a calci e pugni perché accusata di aver bruciato un corano, e continueremo a farlo.

Come vedi il futuro?

La situazione è molto confusa. Ma è una confusione creata ad arte. Per noi è una situazione molto pericolosa, continuiamo a fare iniziative, ottenendo anche molte adesioni, ma il governo aspetta solo l’occasione per costringerci a chiudere.

il manifesto 12 novembre 2015
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