La città delle donne | Giuliana Sgrena
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La città delle donne

Non si tratta del film di Fellini ma dell''ultima provocazione dei sauditi che permetteranno alle donne di lavorare solo se in isolamento'

La città delle donne
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13 Agosto 2012 - 19.44


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Le donne vogliono lavorare? Potranno farlo ma solo in un luogo separato dai maschi. Con il pretesto della sharia (legge coranica) sono ancora una volta i sauditi a distinguersi per una visione medioevale della società che poco ha a che fare con la religione. Sarà dunque costruito un polo industriale di Hafuf, interamente popolato da donne. Ammesso che i mariti permettano loro di lavorare (questa è la legge in vigore nel paese) e che trovino un autista di fiducia (del marito) che le porti ad Hafuf, visto che non possono guidare la macchina. Invece dell’harem ora le donne vengono messe in un recinto per lavorare. Naturalmente potranno fare i lavori permessi dalla legge saudita, che non sono molti.

Gli sceicchi hanno però sottovalutato il fatto che le donne ritrovandosi insieme potrebbero studiare il modo per ribellarsi alle leggi oscurantiste cui sono sottoposte, trovare la complicità e la forza per lottare per i loro diritti, a partire da quello di guidare la macchina.

Così il recinto di sfruttamento del lavoro femminile potrebbe trasformarsi in una fucina di idee e la rivoluzione esplosa in altri paesi arabi potrebbe finalmente contagiare anche l’Arabia saudita. Purtroppo la rivoluzione (in Tunisia, Egitto, etc.) ha subito una battuta d’arresto con la vittoria degli islamisti, ma in Arabia saudita gli islamisti più fondamentalisti sono già al potere e peggio di così non potrà andare.

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