Algeria, elezioni senza elettori. Gli islamisti sperano nell''effetto Tunisia' | Giuliana Sgrena
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Algeria, elezioni senza elettori. Gli islamisti sperano nell''effetto Tunisia'

Disinteresse per le elezioni del 10 maggio. Appelli al voto dei partiti di governo. L''astensione favorirà i partiti islamisti?'

Algeria, elezioni senza elettori. Gli islamisti sperano nell''effetto Tunisia'
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22 Aprile 2012 - 14.23


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Tutte le previsioni alla vigilia delle elezioni del 10 maggio ritengono che il partito che uscirà maggioritario dalle urne sarà quello dell’astensione. Un’astensione dovuta al disinteresse, alla delusione, alla sfiducia in una classe politica ritenuta corrotta e incapace di soddisfare i bisogni della popolazione. Non solo. C’è anche chi sostiene il boicottaggio e non solo il Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd), un partito laico che ha una forte base tra i berberi, ma anche da intellettuali e personalità varie. Il Rcd dopo aver fatto parte dell’ultimo parlamento ritiene che il “sistema non sia riformabile”.

La campagna elettorale si è conclusa domenica sera. “Una campagna senza elettori” titolava nei giorni scorsi il quotidiano indipendente El Watan. Dopo aver annullato comizi e averne tenuti altri alla presenza di pochi militanti, i partiti di governo – il Fronte nazionale di liberazione (Fln) e il Raggruppamento nazionale democratico (Rnd) – hanno puntato soprattutto sugli appelli al voto senza proporre programmi che prospettino un futuro e soprattutto per i giovani.

La richiesta più pressante degli algerini è la fine della corruzione e una più equa redistribuzione della rendita petrolifera, che ha rimpinguato le casse dello stato e ha ulteriormente accentuato il gap esistente tra i pochi ricchi e la stragrande maggioranza di poveri. Uno dei maggiori problemi è il potere d’acquisto dei salari che non riesce a far fronte al continuo aumento dei prezzi. L’inflazione è intorno al 5,9 per cento. Prima delle elezioni alcune categorie hanno ottenuto degli aumenti ma certamente la situazione resta drammatica per molti. Eppure l’Algeria non è un paese in crisi: il Fmi calcola che alla fine del 2012 avrà 205,2 miliardi di dollari di riserve monetarie. Tanto che il Fmi, che alla fine degli anni 80 aveva chiesto ad Algeri un drastico piano di riscaglionamento del debito imponendo la riduzione del sostegno ai prezzi dei beni di prima necessità, ora chiede all’Algeria un “prestito”. Anche la disoccupazione è diminuita al 9,8 per cento anche se per i giovani resta superiore al 20 per cento.

La mancanza di progetti di sviluppo è ancora più grave di fronte alle risorse che il governo ha a disposizione.

Se il Fln e il Rnd – con i mezzi dello stato – cercano i voti per la riconferma al governo, accusando interferenze esterne. Evidentemente il riferimento è all’Alleanza verde, il polo islamista formato da il Movimento sociale per la democrazia (Mps, la versione algerina dei Fratelli musulmani), Ennahda e Islah. Il Mps ha lasciato il governo, di cui faceva parte, in febbraio per inseguire il successo che gli islamisti hanno realizzato in Egitto e in Tunisia, naturalmente con gli stessi sponsor dei paesi del Golfo. Sebbene il Msp, con questa alleanza, abbia cercato di rifarsi una immagine di opposizione viene smentito da uno dei suoi stessi candidati. Il ministro dei trasporti, Amar Ghoul, nella campagna elettorale ha vantato la costruzione dell’autostrada est-ovest, ovviamente come ministro del governo in carica.

E’ così sfacciata l’utilizzazione dei mezzi dello stato nella campagna che sono stati presentati molti reclami alla Commissione indipendente per il controllo delle elezione. Innanzitutto sotto accuso lo spazio offerto alle forze di governo da parte della televisione pubblica, l’unica esistente in Algeria. Altri partiti usano tv straniere o che trasmettono dall’estero e anche questo è vietato dalla legge elettorale.

Ma l’Alleanza verde riuscirà a raggiungere quel successo che potrebbe riportare indietro l’Algeria al 1991, quando il Fis (Fronte islamico di salvezza) vinse il primo turno elettorale, poi annullato, favorito anche dalla forte astensione? Difficile dirlo, comunque appare improbabile perché dall’Alleanza verde ha preso le distanze un nuovo partito islamista, il Fronte della giustizia e dello sviluppo, fondato da Abdullah Djaballah, che avrebbe maggiore seguito. E poi ci sono altre sigle islamiste o islamisti che si presentano come indipendenti in un panorama di 44 partiti e 183 liste civiche per eleggere 462 parlamentari. Le donne dovrebbero avere garantito la quota del 30 per cento, realizzata con un complicato conteggio che assegna ad ogni circoscrizione un numero di donne da candidare, ad Algeri sono il 50 per cento.

Sul fronte della sinistra dei due partiti “berberi” il Fronte delle forze socialiste (Ffs), che ha boicottato molte tornate, questa volta si presenta – “è una questione tattica”, ha spiegato il suo leader Hocine Ait Ahmed, che vive all’estero – e chiede che l’assemblea diventi una costituente. I maligni sostengono che il Ffs si presenti alle elezioni perché questa volta il Rcd boicotta.

In un paese dove non si fanno sondaggi è comunque difficile seguire gli umori della gente attraverso la piazza. Ma se l’astensione sarà veramente alta e penalizzerà soprattutto il primo partito, per il Fln sarà una doppia sconfitta alla vigilia della celebrazione del 50.mo anniversario della liberazione del paese dal colonialismo francese, dopo una guerra che era stata guidata proprio dal Fln. Naturalmente erano altri tempi e il Fln non era un partito.
Un colpo alla vecchia classe politica è stato dato ieri sorprendentemente dal presidente Abdelaziz Bouteflika che in un discorso a Sétif ha detto che è ora di “passare il testimoni alle nuove generazioni”.

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