Cari compagni,
uso questo termine, che per me non ha mai indicato gli iscritti ad una stessa organizzazione, ma, assai più significativamente, quelli che hanno una comune visione del mondo e del modo di starci. Oggi che non è più tempo di appartenenze rigide, tantomeno partitiche, questa scelta mi pare anche più appropriata: nella più parte dei casi non abbiamo più partiti comuni, anzi, per lo più non ne abbiamo affatto, ma è rimasta una esperienza, una cultura, dei valori che ci rendono ancora simili. Per questo mi permetto di scrivervi, e di scrivervi chiamandovi compagni. Spero non vi dispiaccia.
Intendiamoci, io di quelle appartenenze ho nostalgia, ma so che quei partiti in cui abbiamo militato non ci sono più, anche se apprezzo la buona volontà di chi prova a reinventarli. Dobbiamo tutti, comunque, continuare a cercare, fuori e dentro le precarie forme politiche che via via si offrono a una militanza utile e ragionevole.
La lista Tsipras è una di queste forme, o meglio occasioni, che si offrono in un momento di grande difficoltà, non solo della sinistra, ma dei modelli di democrazia che da più di mezzo secolo abbiamo conosciuto e che dovremo ripensare se non vogliamo arrenderci a come vanno le cose. Se non si ristabilisce un rapporto fra cittadini, movimenti ed istituzioni rappresentative i rischi sono grossi.
La lista Tsipras non è, non vuole essere, un’organizzazione definita, tutt’al più un laboratorio della ricerca. Non è nata benissimo ed ha avuto difficoltà a definirsi, come era naturale vista la frammentazione che la sinistra oggi patisce, la difficoltà di riconoscersi nell’attuale PD, ma anche – sebbene assai meno – negli alti partiti esistenti alla sua sinistra.
I candidati della lista tuttavia sono stati scelti abbastanza bene. Dico “abbastanza” perché nel comporla ci sono stati errori, esclusioni e/o inclusioni che forse sarebbe stato bene evitare. Ma nel complesso ognuno di loro rappresenta esperienze di mobilitazioni reali, di collettivi impegnati, non di isolate individualità.
Molti non sono conosciuti a livello nazionale, ma questo, forse, è un difetto di chi dal terreno nazionale spesso non vede quelli locali. La novità che nel suo insieme la lista rappresenta è indubbia, e l’esperienza sarà utile.
Questa lunga premessa per invitare i tanti compagni che ancora non hanno scelto il che fare il 25 maggio per le elezioni europee a compiere un gesto di fiducia e a votare Tsipras. Senza con questo caricare di troppe aspettative un voto che non ha promesso quanto oggi nessuno è in grado di promettere, ma anche invitandovi a non arricciare il naso sulla proposta perché non corrisponderebbe al 100 % a quello che vorremmo. E’ già obiettivo importante- di fronte a una nuova legge elettorale che vorrebbe escludere dal parlamento ogni espressione politica che non aggreghi l’8 % – dimostrare che chi non si arrende a sentirsi rappresentato da due sole grandi e confuse forze è parte di un’area larga. Escluderla dalla rappresentanza parlamentare significherebbe privare ulteriormente le istituzioni della loro capacità di rappresentarla, approfondire il solco fra cittadini e parlamento,dare un ulteriore incoraggiamento all’anti-politica.
Nella lista ci sono candidati che forse conoscete perché sono stati protagonisti delle lotte di questi anni. Avete tre preferenze a disposizione e la scelta, nell’ambito della lista Tsipras, fornisce una proposta ampia e diversificata.
Io, che voto nella circoscrizione del centro, sceglierò Raffaella Bolini. Perché la conosco da quando aveva 15 anni, da quando, ragazzina, si iscrisse al Manifesto-Pdup, e poi militò nella FGCI quando il Pdup, nel 1985, accogliendo un invito di Enrico Berlinguer a ritrovarsi nel PCI, o, per i sessantottini, a trovarsi, una volta sciolti i nodi sui quali era maturata la rottura del ’69.
Raffaella non ha dato seguito alla sua militanza nel PCI, né nei partiti che a quello sono succeduti dopo lo scioglimento. Ha scelto di lavorare nell’ARCI, una grande organizzazione, una delle poche che hanno conservato, rinnovandole, solide radici sul territorio.
Raffaella ha animato le grandi esperienze internazionali dei movimenti dell’era globale, i Forum sociali mondiali, da Porto Alegre a quelli europei, africani, e, in particolare, nord africani. E’ stata una delle animatrici di quel fondamentale appuntamento che per una generazione è stata Genova.
Ma prima di questo ha avuto un ruolo decisivo nel movimento pacifista degli anni ’80, ha operato poi per anni, con una pesantissima diretta presenza, nella Bosnia dilaniata.
Negli ultimi tempi ha saputo cogliere le occasioni che le istituzioni europee hanno offerto per costruire reti europee nella società civile.
La sua presenza nel parlamento europeo, per la ricchezza delle sue relazioni internazionali, e, al tempo stesso, per il suo radicamento nei 5.000 circoli ARCI disseminati sul territorio, può essere preziosa.
Io non voto nelle altre circoscrizioni. E in merito ai candidati di quelle regioni non voglio pronunciarmi. Faccio solo un’eccezione per la Nord-ovest, dove candidata è Giuliana Sgrena. Per molti versi la sua storia è analoga a quella di Raffaella, ma lei è diventata giornalista. Non una qualunque giornalista, ma una che nel fuoco di Bagdad, ha scelto di rischiare anziché starsene in albergo ad aspettare che qualcuno riferisse notizie di seconda mano. Come sapete tutti le è costato molto caro:il rapimento, la lunga detenzione, poi il drammatico salvataggio, costato la vita a Calipari, caduto al suo fianco trivellato di colpi partiti da fuoco cosiddetto “amico”. Anche lei conosce bene il mondo, qualità indispensabile per non sperdersi nel parlamento europeo.
Scusate l’invadenza, ma la mia veneranda età mi permette qualche intromissione
Luciana Castellina