«Quanto sta accadendo in Egitto alimenta la nostre speranze e potrebbe avere una influenza sulla Tunisia, perché il nemico comune sono i Fratelli musulmani»
«Quello che sta succedendo in Egitto alimenta le nostre speranze. Gli ultimi avvenimenti fanno parte di un processo rivoluzionario e potrebbero avere una influenza sulla Tunisia, perché egiziani e tunisini hanno di fronte lo stesso nemico: i Fratelli musulmani, sono una rete internazionale con ramificazioni ovunque, è lo stesso fascismo». È l”opinione di Basma Khalfaoui, avvocata e moglie di Chokri Balaid, il leader del Fronte popolare tunisino assassinato il 6 febbraio scorso. Abbiamo incontrato Basma a Milano, dove è stata invitata da Sel per partecipare alla sua Festa nazionale. Da sempre militante della sinistra e del movimento delle donne, dopo l”assassinio del marito, Basma Khalfaoui è diventata l”icona della Tunisia che si batte per l”affermazione dei valori della rivoluzione contro il progetto teocratico di Ennahdha, il partito islamista al potere.
In Egitto i militari hanno preso il potere contro un presidente che era stato eletto più o meno democraticamente e per questo molti lo considerano un golpe.
Quello avvenuto in Egitto non è un golpe, è la continuazione della rivoluzione. La legittimazione non avviene solo attraverso le elezioni ma nel governare con l”accordo della maggioranza della popolazione, ma quando è la maggioranza che contesta, e in Egitto era la maggioranza dei tamarot (i sostenitori della petizione contro Morsi) che contestava l”operato del governo, non vi è più legittimità. Altrimenti anche la dittatura poteva essere considerata legittimata da elezioni. Per noi del Fronte popolare la legittimità è rappresentata dal buon governo.
Lei spera che via sia un effetto Egitto sulla Tunisia, il Fronte popolare ha rapporti con l”esercito tunisino?
Due settimane fa il capo di stato maggiore il generale Rachid Ammari (che era stato destituito da Ben Ali perché si era rifiutato di sparare sui manifestanti e poi reintegrato dopo il 14 gennaio 2011, ndr) ha presentato le sue dimissioni durante un dibattito televisivo sostenendo che il governo non ha più legittimità dopo il 6 febbraio (la data dell”assassinio di Belaid, ndr). Durante la rivoluzione ci sono stati buoni rapporti tra i partiti che ora fanno parte del Fronte popolare e l”esercito che ha avuto un ruolo positivo. Per noi i rapporti con l”esercito sono rapporti istituzionali, come li abbiamo con il ministro dell”interno (ritenuto un indipendente, ndr). Certo se saranno confermate le voci secondo le quali il nuovo capo di stato maggiore sarà un uomo vicino a Ennahdha, non sarà più possibile mantenere questi rapporti.
Lei ha avuto un incontro con il nuovo ministro dell”interno, ci sono novità sull”assassinio di Chokri?
Dopo tre mesi, senza che fosse trovata nessuna traccia degli assassini, ho costituito un comitato nazionale per la ricerca della verità (Irva) e il 12 luglio ho avuto un incontro con il ministro Lofti Ben Jeddou che mi ha confermato il nulla di fatto.
Però lei rimprovera anche e soprattutto al vecchio governo di non aver protetto Chokri, che aveva ricevuto minacce…
Chokri riceveva molte minacce e aveva chiesto alle autorità di indagare per sapere chi lo minacciava, in risposta era stato attaccato dall”allora ministro degli interni Ali Larayedh che durante una trasmissione televisiva l”aveva definito un uomo che turbava l”ordine pubblico. Era minacciato anche dagli imam che lo definivano un miscredente. Così è stato assassinato e il ministro che non si è mai assunto la responsabilità dell”accaduto è stato nominato premier del nuovo governo.
Ma l”assassinio ha creato una forte reazione nel paese, che ha fatto sì che il progetto che Chokri stava perseguendo – creare un nuovo partito della sinistra, il Fronte popolare – continui.
L”assassinio ha creato una reazione popolare spontanea in tutto il paese, ai suoi funerali hanno partecipato 1 milione e 400mila tunisini. La reazione all”assassinio è l”affermazione della volontà di impedire che si affermi il terrorismo sul modello algerino. Dopo l”assassinio Ennahdha aveva promesso un governo di tecnici, ma il partito religioso si è spaccato e non ha mantenuto la promessa. Però è positivo il fatto che abbiamo assistito a una nuova rivolta che ha portato i partiti della sinistra, democratici e progressisti, ad aderire al Fronte popolare. Ora stiamo preparando tre mobilitazioni importanti: il 25 luglio, in occasione della festa della repubblica, il 6 agosto, a sei mesi dall”assassinio, per chiedere la verità sulla morte di Chokri e il 13 agosto in occasione della festa della donna (proclamata da Bourghiba, ndr). Molte donne l”hanno festeggiata l”8 marzo, ma noi vogliamo mantenere questo elemento di identità.
Secondo i sondaggi, se vi fossero oggi elezioni in Tunisia, Ennahdha non sarebbe più il primo partito, in testa vi sarebbe Nidaa Tounes (nuovo partito formato dall”ex premier della transizione Beji Caid Essebsi con ex-ministri, esponenti liberali e della sinistra, ndr). Nidaa Tounes e il Fronte popolare potrebbe costituire l”alternativa al governo islamista. E” possibile questa alleanza?
Un”alleanza elettorale è possibile: le differenze tra noi e Nidaa Tounes riguardano il programma economico e sociale, ma da Ennahdha oltre al programma ci divide il progetto di società. Il Fronte popolare sostiene la separazione tra politica e religione, noi non siamo contro l”islam ma la religione deve essere una questione personale. Quindi con Nidaa Tunes è possibile un”alleanza elettorale per formare un governo democratico, anche se non è stata una scelta facile da spiegare ai nostri militanti. Sarà compito del Fronte popolare far conoscere il proprio programma.
Quindi potrebbe esistere una alternativa elettorale agli islamisti ma non è ancora stata fissata la data delle elezioni e soprattutto non è stata ancora varata la costituzione.
Non c”è la costituzione, non è fissata una data per la sua presentazione e non c”è una data per le elezioni. E ci sono problemi tutti i giorni. Insieme a Nidaa Tounes potremo fare pressione. Alcuni partiti chiedono lo scioglimento della costituente e la sua sostituzione con una commissione tecnica che possa arrivare in un mese a una proposta di costituzione, per poter poi arrivare alle elezioni a marzo con un nuovo governo (il sindacato Ugtt sta promuovendo un dialogo per la formazione di un governo di salvezza nazionale, ndr).
il manifesto, 23 luglio 2013
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