Non so chi sono, da dove vengono. Non saprei nemmeno come chiamarli: black bloc, incappucciati …. Quello ho verificato vedendoli passare in via dei fori imperiali – tutti vestiti di nero, incappucciati, irreggimentati, militarizzati, truci, con aste per fare i cordoni, con i fumogeni che impestavano l”aria come allo stadio – è che sono un corpo estraneo a chi manifesta per la propria dignità e per i propri bisogni. C”era in loro una carica di violenza che doveva prendere fuoco insieme ai loro fumogeni incuranti delle proteste degli altri manifestanti.
È un corpo estraneo (anche se dovesse provenire da alcuni gruppi che credono che la parola “indignados” possa giustificare la violenza) perché è estraneo a un movimento che fa della non violenza la propria cultura, anche di lotta.
E la non violenza non può accettare la militarizzazione di un gruppo che non a caso non se la prendeva solo con i simboli del potere economico, ma anche con chi intralciava la propria azione (manifestanti non violenti).
Questo è un pericolo, non solo per i fatti gravissimi successi ieri, ma soprattutto perché questi gruppi inquinano il movimento, che ha di fronte a sé un lungo cammino di lotte e rivendicazioni.
Ancora una volta viene da pensare al sud del Mediterraneo dove i movimenti non violenti hanno fatto una rivoluzione e hanno cacciato dittatori al potere da decenni, mentre da noi c”è chi ancora crede che la rivoluzione possa essere solo violenta o non è. Non è più così, perché quando è così è perdente.
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