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- Le risposte sprezzanti dell”ex premier britannico Tony Blair di frontealla Commissione d”inchiesta sulla guerra in Iraq sono accolte aBaghdad con la rabbia di chi è condannato ad essere sempre vittima.«Prima del 2003 avevamo problemi di sicurezza, di infrastrutture eservizi, la gente moriva a causa delle sanzioni, ma dopo il 2003 lasituazione è ulteriormente peggiorata», afferma il giornalista AhmedRushdi. Mentre in Iraq vengono impiccati i responsabili di un regimedittatoriale, Blair si fa beffa di tutte le vittime causate dallaguerra, forte dell”impunità garantita ai vincitori. Anche se restanomolti dubbi su chi vincerà in Iraq.
Iprimi dubbi si addensano per ora sulla capacità delle forze disicurezza irachene di gestire le elezioni del 7 marzo. Gli ultimiattentati hanno messo fortemente in dubbio tale capacità, visti gliobiettivi colpiti e il numero delle vittime. Il recente attacco aimaggiori hotel che non si trovano nella zona verde – Sheraton, Babylone Hamra, frequentati da uomini d”affari e giornalisti – attribuito dalpremier al Maliki a ex-baathisti è stato invece rivendicato da Islamstate of Iraq, un”organizzazione qaedista. Che in Iraq esistesseroancora cellule dormienti di al Qaeda lo aveva rivelato l”intelligenceirachena, anche se il premier preferisce attribuire tutte leresponsabilità a esponenti del vecchio regime. L”unica certezza è chele forze dell”ordine non sono in grado di gestire la sicurezza e che iloro ranghi sono evidentemente infiltrati se grossi quantitativi diesplosivo possono raggiungere obiettivi protetti.
La strategiavarata il 12 gennaio per far fronte alla scadenza elettorale si èverificata inadeguata e da rivedere, secondo quanto ammesso dalportavoce della sicurezza a Baghdad, Atta.
La posta in gioco è alta,non solo per il risultato elettorale ma anche per la credibilità cheriuscirà a dimostrare il governo in vista del ritiro delle truppeamericane entro il 2011. Se al Qaeda, come annunciato, continuerà acolpire metterà a rischio la partecipazione al voto e vanificherà quelcredito che il governo al Maliki si è conquistato nei primi mesi delloscorso anno, quando una relativa sicurezza aveva ridato speranza agliiracheni che avevano ripreso una vita quasi normale pur tra milledifficoltà. Di fronte ai pericoli di instabilità il regime attacca leforze democratiche e soprattutto la libertà di stampa imponendo lacensura. Molto malessere ha provocato anche l”esclusione dalle listeelettorali di 511 sunniti, ritenuti dalla Commissione per la giustiziae la responsabilità legati al vecchio regime.
La sicurezza è messa arepentaglio anche dai paesi vicini, che temono il ruolo che nell”areapotrebbe assumere un Iraq stabile forte dei ricavi petroliferi le cuiriserve potrebbero superare quelle iraniane.
Intanto continua laviolazione della sovranità irachena da parte delle forze iraniane chesconfinano continuamente in Iraq per inseguire contrabbandieri,oppositori kurdi o per occupare campi petroliferi come era successo aFakkah. Del resto dopo la guerra Iraq-Iran (1980-88) restano questionidi confini in sospeso. Le forze filo-iraniane minimizzano sottolineandoi buoni rapporti tra i due paesi. Inoltre, la diversa gestione dellefrontiere permette di entrare in Kurdistan senza visto e poi disconfinare nel resto dell”Iraq, così nei giorni scorsi sono statiarrestati a Mosul (zona particolarmente calda) due cittadini Usaentrati illegalmente che avevano visitato Afghanistan, Pakistan,Libano. Qual era l”obiettivo della visita? Difficile dirlo, del restosono proprio territori dalle frontiere fragili ad attirare faccendieri,mercenari e terroristi.
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