Voto tragico a Kabul | Giuliana Sgrena
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Voto tragico a Kabul

Di quali elezioni si parla?

Voto tragico a Kabul
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5 Agosto 2009 - 11.52


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La Nato punta la sua credibilità sull”Afghanistan, la priorità è stata ribadita lunedì dal nuovo segretario Rasmussen. Gli alleati fanno quadrato rimandando ogni analisi su una possibile exit strategy a dopo le elezioni del 20 agosto. Da quando le elezioni sono diventate per l”occidente l”unico test di democrazia, non importa in quali condizioni si realizzino. Salvo poi non riconoscerne il risultato – se contrario alle aspettative – e condannare un popolo intero all”isolamento (vedi Palestina). Di quali elezioni si sta parlando in Afghanistan? Lo stesso Rasmussen afferma che non ci si può certo attendere uno standard internazionale. Sarà comunque impossibile parlare di libere elezioni, visto che ieri i taleban si sono così avvicinati a Kabul da poter lanciare missili sull”aeroporto, sul quartiere residenziale di Wazir Akbar Khan (sede di ambasciate, oltre che delle ville dei signori della guerra e della droga). Inoltre, gli attentati (finora falliti) alla vita dei candidati di primo piano sono sempre più frequenti. E mancano ancora quindici giorni alla scadenza elettorale. Soltanto due settimane, che non serviranno certo a riportare un clima di legalità ma al contrario rafforzeranno la campagna anti-voto dei taleban. Queste elezioni, nel migliore dei casi, non serviranno a nulla se non a fornire un pretesto ipocrita agli occidentali per restare in Afghanistan, e, nel peggiore, getteranno ulteriormente il paese nel caos. Se Hamid Karzai potrà dire di essere confermato presidente, sarà come e più di prima ostaggio dei vari signori della guerra, senza nessun potere, senza possibilità di cambiare la situazione. Fino a quando l”occidente continuerà a sostenere questo simulacro di potere? Il prezzo da pagare diventa ogni giorno più alto, anche in vite umane, tanto da creare una sempre più forte opposizione alla presenza militare in Afghanistan, come sta avvenendo in Gran Bretagna. Sull”Afghanistan Barack Obama non ha avuto il coraggio dimostrato in altre scelte, anche se l”exit strategy comincia a essere tema di dibattito negli stessi Stati uniti. In Italia Berlusconi ha rinviato il dibattito a dopo le elezioni. E gli altri? Il Pd segue l”onda, come sempre. E la sinistra, noi? Possiamo chiudere gli occhi di fronte a questa plateale farsa? Possiamo ancora parlare di attentati ed elezioni, come se i morti quotidiani, siano essi civili afghani o militari occidentali, non fossero la negazione delle condizioni minime per lo svolgimento di elezioni che diventeranno, per l”occidente, un momento significativo per giustificare la presenza armata in Afghanistan? E” solo questione di tempo, alla fine non resterà che il ritiro. Ma nel frattempo la distruzione, non solo materiale, aumenterà e ridare speranza e fiducia agli afghani sarà sempre più difficile. Il bilancio di otto anni di guerra è disastroso. Un”alternativa è possibile: la ricostruzione non si può fare con i carri armati, ma con civili, anche supportati da una forza di interposizione, ma non militare.’

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