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Bush oltre Bush

Usa-Iraq verso accordo militare per il futuro

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26 Gennaio 2008 - 11.52


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L”Iraq rientra nella campagna elettorale statunitense. Non per merito dei candidati democratici ma di Bush, che vuole mettere il futuro presidente degli Stati uniti di fronte al fatto compiuto. A undici mesi dalla fine del mandato internazionale, l”amministrazione Bush non si accontenta dei poteri di cui già ampiamente gode nel paese occupato e chiede mani libere in campo militare. Evidentemente i tanto vantati successi del generale Petraeus non sono tali, oppure i negoziati per le nuove richieste mirano a formalizzare un patto militare a lungo termine tra i due paesi, che dovrebbe sostituire il mandato delle Nazioni unite. Si tratta per ora di rivelazioni fatte dal New York times sulla base di informazioni avute dalla Casa bianca, dal Pentagono e dal Dipartimento di stato, che non hanno avuto smentite. Le richieste di Bush sono pesanti: maggiore autorità nella conduzione delle operazioni di combattimento e garanzia di immunità totale per i contractor civili. Sono richieste destinate a indebolire la già fragile compagine governativa irachena, sempre di più al servizio dei piani americani. Il ministro della difesa irachena Abdul Qadir al Obeidi, durante la sua recente visita negli Stati uniti, ha infatti dichiarato: «secondo i nostri calcoli e la nostra programmazione, pensiamo di essere in grado di assumere il pieno controllo degli affari interni del paese tra il 2009 e il 2012», mentre per il controllo delle frontiere si dovrà arrivare al 2018-2020. Una prospettiva che rende necessario un accordo militare con l”occupante, che peraltro non ha nessuna intenzione di andarsene e vuole impedire che anche i futuri presidenti siano facilitati – ammesso che lo vogliano – a trovare una «exit strategy».Nell”offensiva in corso a Mosul, dove si sarebbe concentrata al Qaida, per ora gli americani mandano avanti gli iracheni. Mentre Bush chiede più libertà in campo militare deve tuttavia rendere gli iracheni dipendenti da quel mercato delle armi statunitense in cui riversare i proventi del petrolio. Nelle mani degli americani resteranno anche i 26.000 prigionieri iracheni, perché – sostengono gli Usa – gli iracheni non dispongono ancora di mezzi e strutture legali adeguate: quelle usate dagli americani ad Abu Ghraib? Purtroppo gli iracheni hanno dimostrato di conoscere bene i mezzi di tortura e di avere a disposizione squadroni della morte per eliminare le persone scomode. Tra tante richieste inaccettabili forse quella che lo è di più è la totale impunità per i contractor. Solo gli Stati uniti potranno giudicarli. Finora qualcuno è forse stato giudicato per i crimini commessi, in Iraq o negli Usa? E ai famigerati Blackwaters è stata promessa l”impunità negli Stati uniti. Di quale giurisdizione si tratta?L”impunità dei contractor – provenienti da tutti i paesi del mondo – è un nodo che prima o poi dovrà essere affrontato. Probabilmente la sua codificazione susciterà reazioni anche in Iraq. Il Dipartimento alla difesa impiega in Iraq 154.000 contractor(per lavori di ogni tipo, perché gli americani non si fidano degli iracheni), di cui 13.000 sono addetti alla sicurezza privata. Dopo aver fatto valere l”impunità dei soldati americani ovunque si trovino – con accordi bilaterali con diversi paesi – riservandosi la giurisdizione esclusiva per le forze statunitensi, gli Stati uniti vogliono estendere questa esclusiva anche all”esercito privato impiegato per il lavoro più sporco, che nemmeno i militari possono fare.Tuttavia resta uno scoglio: un accordo bilaterale a lungo termine richiederebbe un voto del senato, con una maggioranza di due terzi che Bush non ha. Ma le scappattoie esistono, con accordi firmati solo dall”esecutivo, e Bush non vi rinuncerà.’

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