Sulla presenza dei mujahidin nella guerra in Bosnia circolano cifre disparate. «La polizia segreta dell”esercito bosniaco aveva 760 nomi, per i serbi erano 10.000, per i croati 4-5.000, un giornalista tedesco è arrivato fino a 40.000. L”Onu non ha dato cifre, ma ha definito esagerati i numeri che circolano», risponde il generale in pensione (dal 1996) Hasan Efendic, già comandante dell”esercito bosniaco, che sta per pubblicare un libro sui mujahidin in Bosnia.Ma chi erano questi combattenti islamici?Erano di tre tipi: i veri mujahidin venuti per combattere in nome dell”islam e per aiutare i musulmani di Bosnia, pronti a morire per diventare shahed (martiri); poi i cani da guerra – gente che veniva da Afghanistan, Kashmir, Filippine – e fare la guerra è il loro modo di vivere, dove sono trovano moglie e fanno figli; infine le spie, sempre originari dei paesi arabi, ma che vivono e sono stati educati in occidente, venuti in Bosnia per fare la spia, poco importa per chi, se per l”est o per l”ovest.La percentuale per ogni tipo?Difficile stabilirlo, ma la maggioranza era del secondo gruppo. Erano tutti organizzati, avevano alle spalle organizzazioni umanitarie, si dividevano tra chi combatteva i serbi, chi i croati, chi il vecchio sistema comunista ma c”era anche chi combatteva contro tutti coloro che non la pensavano come loro. Nel 1993 è stata costituita l”unità dei mujahidin per raggrupparli insieme e comandarli, ma nessuno è mai riuscito a controllarli veramente.Sono accusati di crimini terribili.Sì, però non sono ancora stati provati, i serbi parlano di genocidio per coprire i loro crimini. E” vero tagliavano le teste ma non a donne e bambini. E” impossibile che abbiano commesso tutti quei crimini se erano solo 760 nel loro battaglione, ma altri mujahidin erano distribuiti in altre unità bosniache. Certo, dicevano che erano venuti per salvare i bosniaci ma quando servivano non c”erano mai come a Srebrenica.Come lo spiega?Quelli che comandavano lavoravano per servizi stranieri, i mujahidin ubbidivano. E poi non combattevano sotto la bandiera bosniaca ma la loro. Il loro compito era diffondere il wahabismo, la religione ufficiale dell”Arabia saudita. C”era anche uno scontro con l”Iran, nessun iraniano ha combattuto con i mujahidin, gli iraniani venivano come istruttori tecnici. Ma qualche paese arabo mandava i mujahidin per neutralizzare l”Iran e alimentare lo scontro teologico tra sunniti e sciiti. Tra i mujahidin c”erano molti laureati, sono venuti a combattere per propri interessi: per diffondere il wahabismo e per difendere l”islam, dicevano anche di combattere il capitalismo, ma in effetti combattevano solo chi non la pensava come loro.Allora perché avete costituito un”unità dei mujahidin dentro l”esercito bosniaco?Perché se avessimo respinto i mujahidin non ci sarebbero arrivati più aiuti dai paesi arabi e in quel momento così difficile, senza armi, avremmo accettato aiuti da chiunque. Avevamo bisogno di soldi e armi ma non di uomini, alla fine della guerra avevamo 250.000 soldati.Ora che è finita la guerra il wahabismo è un pericolo?Non è un pericolo sono una minoranza. Io sono ateo ma sono pronto a morire per l”islam bosniaco, ma è un islam tollerante. I nostri politici sbagliano usando il nazionalismo per mantenersi al potere.Come sconfiggere il nazionalismo?E” molto difficile.Non a caso, militari come lei e il generale Divijak (serbo bosniaco) siete stati messi da parte…Nel ”42 mio padre, che insegnava in una madrasa, mia madre e mio fratello sono stati uccisi dai serbi. Eppure io ho sposato una serba e sono andato a una scuola militare. L”ho fatto per motivi economici, ma ho accettato quel sistema e sono orgoglioso di averne fatto parte: nel 1950 sono diventato ufficiale e sono arrivato fino a primo comandante dell”esercito di Bosnia. In quale altro paese sarebbe possibile per un figlio di contadini? Certo in quel sistema c”erano dei problemi, il partito unico, ma per il popolo era buono: scuole e assistenza sociale gratuiti per tutti, gli operai godevano di diritti, ferie e vacanze, nessuno chiedeva l”elemosina come ora. In quale parte dell”Europa è nato un uomo come Tito, che ha avuto il coraggio di dire no a Stalin e di fondare il movimento dei non allineati? I mujahidin sono stati creati dagli Usa e adesso ci vengono a dire che noi abbiamo aiutato al Qaeda, io ho sentito per la prima volta quella parola nel 1998. Noi non abbiamo bisogno di mujahidin ma della comunità internazionale per uscire da questa situazione.Ora però occorre anche affrontare i problemi della giustizia.Sono nazionalista ma chi ha commesso crimini deve essere portato davanti al tribunale e non possiamo diventare eroi della nazione appoggiando chi ha commesso crimini.’
Bosnia, i mujahidin tagliavano teste
Intervista al gen. Hasan Efendic
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8 Luglio 2007 - 11.52
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