Eritrea, al bando l''infibulazione' | Giuliana Sgrena
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Eritrea, al bando l''infibulazione'

Multe e carcere per chi promuove le mutilazioni genitali femminili

Eritrea, al bando l''infibulazione'
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6 Aprile 2007 - 11.52


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Il governo eritreo ha messo al bando le mutilazioni genitali femminili con un provvedimento che è entrato in vigore il 31 marzo scorso. Chiunque «richieda, inciti o promuova la circoncisione femminile fornendo attrezzi o qualunque altro mezzo, e chiunque, sapendo che una circoncisione avrà luogo o ha avuto luogo, senza giusta causa non ne informi o avverta prontamente le autorità» sarà punibile con una multa o con la prigione. Finalmente una buona notizia da L”Asmara, da dove, negli ultimi tempi, ci giungevano spesso denunce di violazioni dei diritti umani e di persecuzione di oppositori del governo. Proprio la messa al bando della circoncisione femminile «per l”Unione europea non può che essere un primo passo affinché il pieno rispetto dei diritti umani e della donna in Eritrea non rimanga lettera morta», ha dichiarato Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento europeo.Una buona notizie innanzitutto per le donne che si battevano contro una pratica disumana che riguarda, secondo l”Unione nazionale delle donne eritree, il 90 per cento delle bambine. Prima che il divieto delle mutilazioni genitali femminili diventasse legge era stata oggetto di campagne diffuse sul territorio fin dai tempi della guerra di liberazione. L”infibulazione oltre a imporre uno stretto controllo sulla vita sessuale della donna rappresenta un grosso rischio per la sua salute (fistole, prolassi, parti dolorosi, etc .).Il problema che si pone ora è quello dell”applicazione della legge. Infatti, nonostante l”infibulazione sia stata messa al bando da quattordici paesi africani – tra i quali Etiopia, Uganda, Ghana e Togo -, ai quali si aggiunge ora l”Eritrea, la pratica è ancora molto diffusa, soprattutto nel Corno d”Africa. In tutto il mondo – 28 paesi africani, alcune zone del Medioriente e dell”Asia – sono 140 milioni le donne che hanno subito mutilazioni genitali, più o meno gravi, e 2 milioni di bambine sono a rischio di infibulazione ogni anno.La pratica «è una violazione dei diritti delle donne e delle bambine e un attacco alla loro dignità umana. Non trova nessun fondamento nella religione», si legge nel Protocollo dei diritti delle donne in Africa, adottato alla conferenza di Nairobi nel luglio del 2003. Lo stesso documento sottolinea la necessità per i paesi dove esiste già una legge contro le mutilazioni «di strategie appropriate per assucurare l”effettiva applicazione».Anche per Emma Bonino, ministra per il Commercio internazionale e per le politiche europee e da anni impegnata in una campagna contro le mutilazioni, la decisione del governo eritreo è «una grande notizia». E, come riconoscimento, proprio L”Asmara potrebbe essere scelta come nuova sede della Conferenza regionale (tra uno o due mesi) di «Non c”è pace senza giustizia», di cui Emma Bonino è fondatrice, che sta portando avanti una campagna per i diritti delle donne africane. Il problema, per la ministra, è ora quello di far sapere alla gente che la legge esiste e promuoverne l”applicazione e una conferenza internazionale può essere d”aiuto.E, aggiungiamo noi, l”attenzione internazionale di politici e media può essere d”aiuto anche per quella parte di Eritrea che più soffre l”isolamento del paese.’

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