L''odissea dei profughi ' | Giuliana Sgrena
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L''odissea dei profughi '

"La gente vuole farla finita con i taleban, ma è convinta che il mezzo per farlo non sia un attacco degli Stati uniti, che in passato hanno peraltro sostenuto i taleban, o di altri. Si possono trovare altri mezzi, soprattutto politici, si può blocc

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21 Settembre 2001 - 11.52


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La maggior parte degli afghani non hanno mai visto le immagini della catastrofe provocata dagli attacchi terroristici della settimana scorsa a New York e Washington e che potrebbero anche essere la causa di una nuova tragedia per tutta la popolazione. Una tragedia in previsione della quale decine di migliaia di afghani stanno cercando di abbandonare il paese. Troppo tardi, le frontiere dell”Iran e del Pakistan sono state chiuse. Qualcuno è riuscito però ad arrivare in Pakistan poco prima del blocco.”Abbiamo passato la frontiera sabato sera, poco prima di mezzanotte – racconta Zelmina – Avevamo sentito la notizia dalla Bbc, l”unico legame che avevamo con il mondo. Nei giorni successivi ci siamo riuniti con i parenti e abbiamo deciso di partire, dopo aver già subito la rappresaglia del 1998 (in seguito all”attentato alle ambasciate in Africa, ndr). Siamo scappati alle quattro del mattino, con un pullmino, abbiamo lasciato tutto a Kabul, io sono arrivata qui con il vestito che ho indosso, anche le poche cose che avevamo preso con noi sono state bloccate alla frontiera. I poliziotti ci hanno lasciato passare ma solo dopo aver pagato 5.000 rupie (circa 150.000 lire, ciascuno) e poi, insultandoci, hanno distrutto le quattro cose che ci eravamo portati”.Taleban in fugaAnche Shabana (che vuol dire “notte in farsi”), diciott”anni, dal viso dolcissimo che finalmente ha potuto sbarazzarsi dell”orribile burqa, è arrivata qui a Islamabad con i genitori e sei fratelli domenica all”alba. La sua famiglia era l”unica tra i fuggiaschi ad aver visto le immagini delle torri di New York in fiamme, perché in casa sua avevano, naturalmente nascosta, una parabola. Ma confessa che all”inizio non si erano resi conti della portata dell”evento trasmesso dalla Cnn perché nessuno capiva l”inglese.Ma come Kabul si sta preparando al minacciato attacco, che cosa fanno i taleban? “I taleban sono stati i primi a lasciare il paese con le loro famiglie e non hanno avuto problemi alla frontiera – sostiene Salima – La gente in un primo momento si è sentita liberata ed ha persino festeggiato, ma poi si è resa conto che non è ancora finita. Quando abbiamo salutato parenti e amici, tutti eravamo certi che sarebbe stata l”ultima volta. Le persone che abbiamo lasciato a Kabul sono già mentalmente morte, sono corpi che camminano in attesa del colpo finale”. Naturalmente la situazione è destinata a peggiorare soprattutto dopo il ritiro delle Ong e delle organizzazioni delle Nazioni unite. Le scorte del World food programme si esauriranno in due settimane, le merci cominciano a scarseggiare anche al bazar, soprattutto dopo la chiusura delle frontiere, i prezzi naturalmente sono saliti alle stelle. Con la fame aumenta la gente che chiede l”elemosina e c”è chi ne approfitta. “Da qualche tempo a Kabul i mendicanti vengono utilizzati come informatori da organizzazioni senza scrupoli per sapere dove si possono trovare bambini che vengono rapiti e non si sa più che fine fanno”. Un elemento in più di una tragedia senza fine.A Kabul manca cibo, elettricità, l”acqua, quando va bene arriva un giorno su cinque. “La situazione è peggiorata dopo la partenza di alcune Ong che si occupavano di costruire e gestire i pozzi”, ricorda Najiba, provata dalla fuga precipitosa mentre è imminente la nascita del settimo figlio. La mancanza di igiene provoca anche molte malattie, soprattutto ai bambini, e con il passare dei giorni si temono nuove epidemie. “Manca anche il kerosene e la gente va a raccogliere quel che trova nell”immondizia, soprattutto la plastica, per fare fuoco, con i prevedibili effetti ambientali”, aggiunge Salima.Queste condizioni insopportabili inducono gli afghani a desiderare di farla finita con i taleban, ma, chiediamo alle donne che abbiamo incontrato: pensate che possano essere responsabili degli attentati terroristici? “Indipendentemente dalle prove, noi pensiamo di sì perché ci hanno terrorizzato per più di sei anni e chi uccide il proprio popolo non può certo avere particolare cura per coloro che sono considerati nemici e miscredenti”. Cosa pensate allora della minacciata guerra di Bush contro il terrorismo che potrebbe colpire anche i taleban e l”Afghanistan, potrebbe essere il modo per eliminare il regime di Kabul? “La gente vuole farla finita con i taleban, ma è convinta che il mezzo per farlo non sia un attacco degli Stati uniti, che in passato hanno peraltro sostenuto i taleban, o di altri. Si possono trovare altri mezzi, soprattutto politici, si può bloccare immediatamente la fornitura di armi e i finanziamenti. Noi, dopo vent”anni siamo stanchi della guerra e della distruzione, non volgiamo più essere uccisi”, su questo sono tutte d”accordo.”Meglio il cane del re”Si parla molto dei campi di addestramento di Osama bin Laden in Afghanistan. Voi li avete mai visti, ne avete sentito parlare? “Noi non abbiamo mai visto campi di addestramento anche se ne abbiamo sentito parlare. Conosciamo però i metodi di arruolamento dei taleban. Molti giovani vengono attirati con corsi di lingue e il miraggio di poter avere un lavoro, andare all”estero. Dopo il primo inserimento avviene l”indottrinamento, a volte con il pretesto che andando all”estero occorre essere preparati a difendersi”, racconta Salima. Vengono utilizzate anche le madrasa (scuole coraniche)? “A Kabul le scuole rimaste sono solo quelle coraniche, utilizzate non solo per l”indottrinamento: le madri sono sempre più terrorizzate dall”idea di mandare i loro bambini alle madrasa perché i bambini, soprattutto i più belli, vengono utilizzati dai taleban per soddisfare i loro istinti sessuali”. E poi gli omosessuali vengono uccisi distruggendo con un bulldozer un muro dietro il quale di nasconde il malcapitato!Testimonianze tremende che lasciano sui visi di queste giovani donne solchi profondi di dolore e stanchezza. Ma non rassegnazione. Una di loro ha anche sfidato pericolosamente i taleban militando, naturalmente clandestinamente, sotto il burqa, nell”organizzazione di donne Rawa, molto attiva soprattutto nei campi profughi di Peshawar ma che ha avviato importanti progetti anche dentro il paese.In questa situazione la speranza di poter abbattere il regime dei taleban è sicuraente ardua, ma un attacco contro i taleban potrebbe forse favorire un”azione dei mujahidin dell”Alleanza del nord, la situazione potrebbe migliorare? “La soluzione non sono i mujahidin, li abbiamo già provati, bisogna eliminare il fondamentalismo, la jihad, i taleban. In Afghanistan si dice: meglio il cane del re (Zahir Shah, ormai anziano, che vive a Roma) dei taleban”, Zelmina, Shabana, Salima e Najiba ancora una volta sono tutte d”accordo.’

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