Sulla strada da Algeri verso il sud, posti di blocco sempre più fitti e severi, fatti dai soldati, dalla polizia, dai gruppi civili anti-terroristi. E” il granaio dell”Algeria, la regione agricola più ricca. Ed è anche la sede dei più importanti comandi militari. Ma qui comandano gli islamisti. A Blida le donne sono tutte velate. A Bougara velate anche le bambine. Nelle fattorie delle grandi stragi, ancora i segni del massacro selvaggio. La gente ora vuol tornare e si organizza nei gruppi armati di autodifesa GIULIANA SGRENA – INVIATA A BLIDA LA CITTÀ è a una quarantina di chilometri a sud di Algeri, nel cuore della Mitidja, la zona più fertile del paese, che fornisce la maggior parte dei prodotti ortofrutticoli. Per la sua collocazione strategica costituisce anche la parte di accesso all”interno del paese e quindi è zona di controllo del commercio soprattutto del trabendo (contrabbando), controllato in buona parte dagli islamisti. A Blida ha sede anche la prima regione militare dell”Algeria e poco lontano, a Boufarik, si trova la maggior base aerea del paese.Ma negli ultimi anni a portare sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo Blida e i suoi dintorni sono stati i peggiori massacri commessi dai gruppi islamici armati. Questa zona è la roccaforte dell”islamismo: come era stata uno dei punti di forza del disciolto Fronte islamico di salvezza (Fis) ora lo è del Movimento della società per la pace (Hms, ex Hamas). Proprio Blida ha dato i natali al leader del Hms Mahfoud Nahnah, mentre nelle sue carceri sono rinchiusi due leader dell”ex Fis, Abassi Madani e Ali Benhadj.Man mano che ci si avvicina alla città – superando la centrale elettrica, che era stata colpita dallo scoppio di un camion bomba, e poi il ponte, che era stato parzialmente distrutto e sul quale ora sventolano le bandiere algerine – costeggiando l”aeroporto militare, da dove nel 1992 era partito il gigantesco ponte aereo che aveva portato nei campi del sud migliaia di militanti islamisti, i posti di blocchi aumentano e si fanno sempre più severi. Blida infine appare quasi di colpo, un confuso agglomerato di palazzi spesso sgretolati e fatiscenti – e tuttavia nemmeno su questi manca l”antenna parabolica.Anche la capitale islamista ha i suoi paradossi: la morale islamica, qui applicata e imposta con rigore, contrasta con l”incredibile diffusione di paraboliche che portano nelle case le immagini del consumismo occidentale. Ma l”islamismo si alimenta anche del senso di frustrazione e per questo, probabilmente, le minacce degli anni passati – “le distruggeremo” – non hanno mai avuto seguito. I muri sono tappezzati da manifesti elettorali di Mahfoud Nahnha che proprio qui, nei giorni scorsi, ha avuto il suo bagno di folla.Studentesse velateLe donne sono quasi tutte velate, molte con veli integrali, alla saudita. Contro le donne le minacce non sono rimaste lettera morta. Velate sono anche la maggior parte delle studentesse dell”università di Blida, un grosso agglomerato di strane costruzioni con colonnati tinti d”azzurro, che superiamo per addentrarci in quello che chiamano il “triangolo della morte”, la zona che si estende tra Blida, Sidi Moussa e Larbaa, teatro dei peggiori orrori.I posti di blocco si intensificano, anche se sulla strada non c”è quasi nessuno. Ci dirigiamo verso Bougara: la strada è costeggiata di aranceti alternati a eucalipti, campi di grano e orti. La popolazione viveva relativamente bene con il proprio lavoro agricolo prima che il terrorismo bloccasse gran parte delle attività. I posti di blocco sono sempre più numerosi: esercito, guardie comunali e gruppi di autodifesa armati si alternano nel controllo del territorio. I sacchetti di sabbia che proteggono il posto di blocco contrastano con il cartello che ci dà il benvenuto a Bougara.Qui anche le bambine sono velate, questa zona non sembra toccata dalla campagna elettorale, a parte qualche manifesto del solito Nahnah o del Raggruppamento nazionale democratico (Rnd, il partito del presidente). Poche persone per strada, quasi esclusivamente uomini.Superiamo anche Bougara per dirigerci verso le fattorie di Haouch El-Khemisti. Sul cancello una scritta: “I terroristi cani randagi”. E” stata fatta dopo che gli abitanti di queste misere case sono stati tutti massacrati nella notte fra il 21 e il 22 aprile scorso. Il più grande massacro dal 1992: 93 persone, in buona parte donne e bambini, tirati giù dal letto e barbaramente trucidati con asce, motoseghe e vari utensili usati dagli abitanti per lavorare i campi.Miseri restiAd accoglierci, oltre all”odore fetido, è solo un cane che fugge al nostro arrivo. Lo squallore più totale fa rabbrividire: piccole stanze, alcune date alle fiamme per far uscire gli abitanti, altre semplicemente saccheggiate. Sul tavolo di una cucina ancora alcune pentole, materassi distrutti, coperte aggrovigliate, specchi in frantumi, vestiti a brandelli, qualche giocattolo, fiori di plastica sparsi sul pavimento. Una scena raccapricciante che lascia intuire il dramma di quella notte.Ci scuote solo il rumore di alcuni scoppi. Bombe? No, probabilmente è l”esercito che sta bombardando le zone dietro la montagna dove i gruppi armati si nascondono. Il rumore di aerei e elicotteri che si allontanano e il fumo che vi si intravvede salire da dietro la collina sembrano una conferma. Non si saprà mai il bilancio dell”operazione. Da queste parti i gruppi armati hanno ancora i loro nascondigli, sono stati solo parzialmente sgominati. Le fattorie circondate da aranceti e campi coltivati sono state abbandonate, i sopravvissuti dopo gli orrori di quella notte sono scappati. Alcuni, soprattutto i bambini rimastiorfani, hanno trovato ospitalità da parenti, altri sono accampati in quello che una volta era un istituto di agronomia, anch”esso attaccato e semidistrutto, all”entrata di Bougara. Finora han vissuto grazie agli aiuti ma vogliono tornare a casa e per farlo si organizzano costituendo un gruppo di autodifesa armato: i terroristi potrebbero tornare.Ma per far fronte ai gruppi armati quando arrivano in forze non basta nemmeno avere le armi. A qualche chilometro da Bougara, tornando verso Blida, si trova un”altra fattoria resa tristemente nota da un altro recente massacro, Douar Farner. Nella notte tra il 13 e 14 maggio, anche qui sono arrivati i gruppi armati e hanno massacrato 34 persone. “Per scardinare i cancelli di protezione e abbattere le porte di casa hanno messo due bombe, quelle artigianali, piene di ferraglie, racconta Mohammed Sahali. Ma, aggiunge, io ero di guardia sul tetto con un vecchio fucile (che non aveva restituito dopo la guerra, ndr) e ho ferito cinque terroristi”. 62 anni, vecchio moujahidin (con “patente” della guerra di liberazione), ora fa bella mostra della nuova arma e di una cartuccera piena di proiettili.Tutti massacratiSe la sua famiglia si è salvata, a pochi passi un”altra è stata massacrata. Sulla porta di una stanza ancora piena di testimonianze dell”orrore di quella notte, l”unico figlio sopravvissuto, che nonostante il tentativo di sgozzarli è riuscito a salvarsi ed ora è presso alcuni parenti. Gli altri membri, otto, della famiglia sono tutti morti: i quattro nonni, il padre e tre fratelli. Il ragazzo ha 18 anni, lo sguardo triste e angosciato, imbraccia un fucile. Lui si è salvato solo perché quella notte era in una casa vicina. Chi è stato? “Dicono che i terroristi sono di un villaggio che sta ai piedi della montagna, qui si conoscono tutti ed erano già venuti in passato a minacciare e quella stessa notte hanno detto che torneranno”. La desolazione sotto il sole cocente è tremenda, le strade di accesso alla fattoria dalla montagna sono state bloccate con alberi e macerie. Sui tronchi stanno seduti alcuni giovani armati, sul calcio del fucile uno ha la lettera “Z” in arabo, simbolo del Rnd (ogni lista elettorale ha anche un simbolo grafico per esser riconosciuta dagli analfabeti).Ma questi blocchi basteranno ad impedire nuovi attacchi? Intanto, proprio martedì il quotidiano La Tribune ha diffuso la notizia che il capo del gruppo di terroristi di Bougara, diretto dall”emiro di Medea detto “il nano”, è stato annientato. Ma dopo un gruppo ne spunta sempre un altro.’
Terrorismo
Nel "triangolo della morte" degli islamisti
Redazione Modifica articolo
5 Giugno 1997 - 11.52
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