Improvvisamente, dopo dieci anni di stallo, verrà accelerato il processo di adesione della Turchia all’Unione europea in cambio della chiusura delle sue frontiere per evitare il passaggio dei migranti verso l’Europa. Non solo, la Turchia riceverà in cambio 3 miliardi di euro e l’Europa chiuderà gli occhi sulla violazione dei diritti umani da parte del regime di Erdogan. Ancora più grave: l’Europa «ignora» o fa finta di ignorare il ruolo del sultano nell’appoggio fornito ai fanatici fascistoidi dell’Isis, anche perché questi aiuti in passato arrivavano persino dall’occidente.
Si crede alla svolta di Ankara che recentemente si è allineata alla coalizione anti-Isis, e forse non poteva fare diversamente essendo un paese della Nato. Tuttavia l’adesione al fronte anti-Isis finora è servito a Erdogan solo per fare la propria guerra contro i kurdi. L’abbattimento dell’aereo russo peraltro non è un fatto del tutto normale, seppure in una situazione di grande tensione, essendo Turchia e Russia teoricamente schierati dalla stessa parte (anti-Isis) anche se con obiettivi diversi. Un atto di guerra dentro la guerra che mira a sostenere il progetto della Turchia di stabilire una fascia di sicurezza in territorio siriano, che guarda caso sarebbe quella abitata e controllata dai kurdi. I kurdi combattuti da Erdogan non solo per le loro rivendicazioni di diritti (non chiedono più l’indipendenza né i kurdi siriani né quelli turchi), ma soprattutto perché portatori di un progetto di società democratico e laico, l’esatto contrario della teocrazia che vuole imporre il sultano turco cambiando la costituzione.
Non solo. Sono stata nel Kurdistan turco dove arrivano i profughi dalla Siria, soprattutto i kurdi più direttamente minacciati dall’Isis, ho visitato i campi profughi, in maggioranza gestiti dai kurdi. Vicino a Suruc ho visitato anche un campo gestito dal governo turco, sicuramente ben organizzato e dotato di molti mezzi, ma semivuoto perché i kurdi non si fidano di chi li combatte.
Le stragi recenti dei manifestanti e l’assassinio di Tahir Elci, l’avvocato di Diyarbakir, destano molte preoccupazioni sui mandanti.
Allora perché non aiutare i kurdi che veramente aiutano i profughi con minori mezzi ma con più umanità e conoscenza oltre che della cultura anche della lingua dei profughi? I kurdi combattono realmente l’Isis e finora sono stati gli unici in grado di sconfiggerli non solo con le armi ma forti del loro progetto di società contrapposto a quello dello Stato islamico. Sono anche gli unici a dare agli occidentali indicazioni su dove si trovano le basi dell’Isis.
I bombardamenti che non hanno sconfitto i taleban in Afghanistan difficilmente sconfiggeranno il califfato e non elimineranno certo i seguaci di casa nostra sorretti da una ideologia religiosa fanatica, l’islam globale, che trova origine nel wahabismo saudita e sostegno dalla Turchia di Erdogan, entrambi alleati dell’occidente.