La piazza boccia le decisioni di Bouteflika | Giuliana Sgrena
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La piazza boccia le decisioni di Bouteflika

Nel quarto venerdì di protesta contro il sistema il movimento si rafforza con nuove adesioni. Milioni di algerini per le strade con Djamila Bouhired, combattente della guerra di liberazione.

La piazza boccia le decisioni di Bouteflika
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Giuliana Sgrena Modifica articolo

16 Marzo 2019 - 19.04


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Come gli altri venerdì, più degli altri venerdì. Questa è la risposta degli algerini alle decisioni di Bouteflika – o chi per lui – di rinviare le elezioni e di non ripresentarsi come candidato. Intanto ha prolungato il suo mandato oltre la scadenza del 18 aprile, una decisione che gli algerini ritengono illegale, contro la costituzione.

IERI LE STRADE DI ALGERI, e delle altre città, erano presidiate da ingenti forze di polizia che non hanno però potuto fermare la marea di gente che è scesa in piazza: giovani, donne, bambini, anziani. Tra di loro vi era anche la sorella dell’eroe della rivoluzione Larbi Ben M’hidi e, come le scorse settimane, l’icona della liberazione dell’Algeria dal colonialismo, Djamila Bouhired.

La moujahida, sfuggita a una condanna a morte, è particolarmente amata dai giovani che protestano perché non ha mai goduto dei privilegi riservati dal regime ai combattenti. Mercoledì scorso, Djamila Bouhired aveva inviato un appello alla «gioventù algerina in lotta» – pubblicato dal quotidiano el Watan – a «non lasciarsi rubare la vittoria» perché «voi state restituendo agli algerini le libertà e l’orgoglio di cui sono stati spogliati dopo l’indipendenza». Djamila Bouhired sancisce così il legame tra la guerra di liberazione e chi contesta oggi il regime, un legame che toglie ai governanti di oggi il diritto (o il pretesto) di rappresentarsi come gli eredi della rivoluzione.

La parola d’ordine della manifestazione di ieri era stata lanciata da un giovane che ha fatto irruzione sugli schermi di Sky (in arabo), lunedì scorso, dopo la lettura delle decisioni del presidente: «Yetnahaw gaz» (se ne andranno tutti). Ogni giorno ci sono manifestazioni: degli studenti e dei docenti, degli avvocati, dei magistrati, etc.

LA MOBILITAZIONE anziché indebolirsi si arricchisce dell’apporto dei sindacati (la maggior parte delle categorie di lavoratori ha aderito alla protesta) e delle associazioni della società civile. Non solo le piazze, anche i balconi sono pieni di gente che manifesta il sostegno alla protesta, ai manifestanti che hanno attraversato le vie centrali di Algeri è stato offerto il cous cous, datteri e bottiglie d’acqua.

Le marce pacifiche attraversano tutta l’Algeria, da Orano a Costantina, da Annaba a Medea, e in tutta la Kabilya. A Bejaia un poliziotto, incaricato di sorvegliare la manifestazione, è passato dalla parte dei manifestanti. Lo stesso è successo a Setif. Gli organizzatori delle proteste attraverso i social, oltre agli appelli a manifestare, diffondono anche le regole da seguire: ripulire le strade prima della manifestazione «per evitare» che siano presenti oggetti che possano servire a «perturbare la protesta» che deve essere assolutamente «pacifica», «non rispondere alle provocazioni», «sorridere ai poliziotti» e «proteggere anziani, bambini e donne».

FORSE A DARE IL POLSO della situazione e dell’autocontrollo è stata la decisione dei giovani tifosi di non andare allo stadio giovedì, perché temevano provocazioni, e hanno così rinunciato al derby della capitale tra Mca e Usma. Un gesto assolutamente rivoluzionario visto il diffuso fanatismo calcistico.

Nessun effetto sugli algerini ha avuto la conferenza stampa tenuta giovedì dal nuovo primo ministro Noureddine Badoui (ex ministro dell’interno responsabile della repressioni di manifestazioni di medici e studenti) e del suo vice Ramtane Lamamra, che hanno cercato di spiegare la road map del presidente ma non hanno risposto alle domande principali, invitando semplicemente l’opposizione a farsi avanti per entrare nel governo.

È FALLITO anche il tentativo di accreditare Lakhdar Brahimi – diplomatico e poi rappresentante delle Lega araba e dell’Onu in diversi conflitti, dal Libano all’Afghanistan, dall’Iraq alla Siria – come presidente della Conferenza nazionale inclusiva, proposta da Bouteflika. Forse anche perché Brahimi è stato spesso lontano dal suo paese, tranne negli anni in cui è stato ministro degli esteri (1991-92).

Ieri, l’unico breve scontro tra manifestanti e polizia si è avuto a Telemy (Algeri centro) quando i manifestanti hanno risposto a un lancio di lacrimogeni con le pietre. Ad Algeri la manifestazione è terminata poco dopo le sei, ma prima di allontanarsi i manifestanti hanno raccolto i rifiuti per lasciare le strade pulite.

ilmanifesto 16 marzo 2019
 
 
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