Bouteflika rinvia le elezioni e promette di non candidarsi | Giuliana Sgrena
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Bouteflika rinvia le elezioni e promette di non candidarsi

Il presidente rientrato in Algeria risponde così ai manifestanti che, pur esultando per il cedimento, non accettano il prolungamento del suo mandato

Bouteflika rinvia le elezioni e promette di non candidarsi
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Giuliana Sgrena Modifica articolo

13 Marzo 2019 - 18.30


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Il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, rientrato domenica in patria, non poteva ignorare la situazione estremamente grave del paese. Dopo che milioni di algerini avevano manifestato contro il quinto mandato presidenziale per Bouteflika, l’annuncio, ieri, di centinaia di magistrati che non erano disposti a supervisionare il voto, non rimaneva altra possibilità che il rinvio.

Così, in un atteso messaggio alla nazione, ieri sera il presidente Bouteflika ha annunciato il rinvio delle elezioni presidenziali del 18 aprile 2019 e la sua decisione di non presentare la propria candidatura per un quinto mandato. Subito dopo l’annuncio le strade di Algeri sono state invase dai protagonisti delle proteste delle settimane scorse e dallo strombazzare di clacson, in segno di vittoria.

IL PRESIDENTE ha anche annunciato che le elezioni si terranno come proseguimento di una Conferenza nazionale inclusiva e indipendente rappresentativa della società algerina, che sarà creata una commissione elettorale nazionale indipendente e per garantire la regolarità e la trasparenza delle elezioni sarà formato un governo di tecnocrati che avrà il sostegno della conferenza nazionale, la quale elaborerà anche il testo di una nuova costituzione da sottoporre a referendum. Bouteflika ha annunciato anche cambiamenti nel governo già operativi con le dimissioni del capo del governo, Ahmed Ouyahia e la sua sostituzione con Noureddine Bedoui, ministro degli Interni.

SUCCESSIVAMENTE il presidente ha ricevuto Lakhdar Brahimi, ex ministro degli Esteri, un abile diplomatico nominato rappresentante speciale Onu in diverse crisi internazionali (Libano, dove aveva raggiunto gli accordi di Ta’if, e poi Afghanistan e Iraq). Il suo nome era circolato in questi giorni come personalità apprezzata e da anni estranea al potere algerino, quindi forse una di quelle accettabili anche dal movimento per gestire la transizione.

Come era accaduto già nelle ultime esternazioni, il messaggio di Bouteflika è infarcito di apprezzamenti per le manifestazioni pacifiche e di comprensione per le rivendicazioni alle quali, come presidente, è tenuto a rispondere.

L’ANNULLAMENTO del quinto mandato per l’anziano presidente e il rinvio delle elezioni sono senza dubbio una importante vittoria del «movimento 22 febbraio», data di inizio della contestazione, ma non si può ignorare il tentativo di mantenere il processo di transizione verso una «nuova» Repubblica e un nuovo sistema sotto la supervisione dell’attuale regime. Sarà importante vedere la reazione di chi finora ha gestito la protesta rifiutando qualsiasi rappresentanza, che ora diventa però necessaria per gestire questa vittoria.

LE CONCESSIONI DI BOUTEFLIKA sono arrivate al termine di una giornata che aveva segnato un ulteriore approfondimento della spaccatura tra regime e le sue istituzioni e la protesta sempre più ampia. Ieri era toccato ai magistrati, sollecitati anche dagli avvocati che da giorni sono in piazza con le loro toghe nere, il compito di rendere sempre più delicata la situazione. Le minacce di provvedimenti da parte del ministro della Giustizia non erano servite a dissuaderli dalla loro decisione.

E poi l’invito allo sciopero generale «convocato» da una poco conosciuta «Confederazione nazionale delle forze produttive», che però aveva il seguito anche dei dipendenti della Sonatrach (società petrolifera) a Bejaia, oltre che delle poste, di Telecom e di altri settori, segnando una rottura con il sindacato filo-governativo Unione nazionale dei lavoratori algerini, del cui presidente Sidi Said molti chiedono le dimissioni.

PROTESTE SONO IN CORSO anche tra i dipendenti della radio nazionale per la censura imposta sulle manifestazioni di piazza. Ieri alcuni partiti invece avevano deciso il congelamento della loro attività all’interno dell’Assemblea nazionale popolare (il parlamento).

il manifesto 12 marzo 2019

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