Bouteflika candidato a succedere a se stesso

Il presidente, gravemente ammalato, si candida alle elezioni presidenziali del 18 aprile per la quinta volta. In campo l'apparato dello stato non lascia spazio alle opposizioni

Bouteflika candidato a succedere a se stesso
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Giuliana Sgrena Modifica articolo

14 Febbraio 2019 - 07.39


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Il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika si è candidato a succedere a sé stesso nelle elezioni presidenziali del 18 aprile 2019. Nessuna sorpresa: da tempo si parlava e da molti si temeva il quinto mandato per Bouteflika, al potere da vent’anni. Da quando, nel 2008, è stata cambiata la costituzione togliendo il limite di due mandati presidenziali, Bouteflika è diventato presidente a vita. E non è azzardato pensarlo viste le sue condizioni di salute, nel 2013 è stato colpito da un ictus che ha fortemente limitato le sue facoltà e la sua mobilità. Già nel 2014 aveva prestato giuramento su una sedia a rotelle e da allora i suoi spostamenti all’estero si sono ridotti alla Francia per le cure mediche. Ma anche in Algeria le sue apparizioni sono rarissime e non certo rassicuranti sul suo stato di salute.

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Se la ripresentazione di Bouteflika mostra l’incapacità del potere di trovare un suo successore e probabilmente uno scontro interno per accaparrarselo, il vero interrogativo, che non sorge ora, è chi governa realmente il paese. Fino all’estate scorsa si è parlato di Said Bouteflika, fratello del presidente, che però negli ultimi mesi ha perso la forte influenza che aveva, proprio in vista delle elezioni.

La ricandidatura di Abdelaziz Bouteflika è avvenuta con una lettera inviata domenica scorsa all’agenzia Aps, dunque senza una sua apparizione in pubblico. Secondo Louisa Hanoune, leader del Partito dei lavoratori (Pt), che ha apprezzato alcuni aspetti positivi dei primi mandati e criticato il quarto di Bouteflika, la lettera non sarebbe opera sua. Comunque una presa di posizione era inevitabile dopo che il Fln – partito di governo insieme al Rnd e al Mpa – l’aveva già anticipato sabato in una manifestazione alla sala della Coupole dove Bouteflika appariva solo su enormi manifesti.

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Nella lettera di candidatura Bouteflika parla per la prima volta della sua salute: «Certamente non ho più la forza fisica che avevo prima, cosa che non ho mai nascosto al nostro popolo, ma la volontà incrollabile di servire la patria non mi ha mai abbandonato e mi permette di superare le costrizioni legate ai problemi di salute che ognuno di noi ad un certo punto può trovarsi ad affrontare».

 

Inoltre, Bouteflika parla di una conferenza nazionale con tutte le forze per risolvere i problemi del paese, di cui si parlava già da tempo e che però, secondo Hanoune, escludeva la ricandidatura del presidente.

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Sebbene fosse nell’aria già da tempo, la possibilità di una quinta candidatura di Bouteflika ha suscitato sconcerto in tutte le forze di opposizione. Innanzitutto i due partiti di origine berbera, il Fronte delle forze socialiste (Ffs) e il Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd) che boicotteranno il voto, non ritenendo che ci siano le condizioni per un voto libero e trasparente. Il Ffs ripropone un’Assemblea nazionale costituente «l’unica soluzione per arrivare a un cambiamento radicale».

Il Rcd lancia «un appello al dialogo che riprenda quello che tutti sosteniamo, ovvero che il problema dell’Algeria è l’assenza di contro-poteri». In effetti nonostante la situazione di pericoloso status quo politico con un sistema di potere che si perpetua, a ogni elezione si ripropone la stessa situazione. Al boicottaggio si potrebbe aggiungere anche il partito dell’ex-premier Ali Benflis che considera la ricandidatura di Bouteflika una «decisione irresponsabile».

Sul fronte islamista il Movimento della società per la pace (Msp) giudica le riforme proposte da Bouteflika «una riproposizione di quelle avanzate nel 2011 per barricarsi contro la Primavera araba», però dovrebbe candidare il proprio leader Abderrazak Makri. Per ora non ha avuto successo il tentativo di Abdallah Djaballah (Fronte della giustizia e dello sviluppo, islamista) di trovare un candidato unico dell’opposizione.

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Intanto ha già avviato la sua campagna elettorale, per raccogliere in 25 wilaya le 600.000 firme necessarie, Ali Ghediri, generale in pensione, il quale ha denunciato di essere seguito in tutti i suoi spostamenti.

In questa tornata elettorale il governo, che sta facendo la campagna per Bouteflika, non potrà disporre di tante risorse provenienti dall’esportazione di idrocarburi (vista la diminuzione del prezzo) che in passato avevano permesso di accontentare molti giovani con distribuzione di denaro. Ora l’economia si trova a una stretta, l’aver puntato sempre e solo sugli idrocarburi non garantisce il paese dagli effetti dell’andamento dei prezzi sul mercato internazionale. Si calcola che le riserve in valuta potrebbero finire nel 2023 e c’è chi paventa la possibilità che l’Algeria faccia la fine del Venezuela. «E se una personalità facesse come ha fatto Guaido in Venezuela?» si chiede Luisa Hanoun.

 E comunque in Algeria nessuno pensa che non sarà Abdelaziz  Bouteflika a stravincere il 18 aprile.

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il manifesto 14 febbraio 2019

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