Gli scioperi sono diventati la normalità nella Tunisia rivoluzionaria tanto da non costituire più nemmeno una notizia, a meno che a scendere in piazza siano i cammelli con i loro drappi colorati. È successo ieri ad Hammamet e a Nabeul, due città turistiche che come tutta la Tunisia soffrono per il calo del turismo. Non solo, i cammellieri protestano perché gli albergatori hanno ottenuto dai governatori licenze che permettono loro di fare a meno dei cammellieri professionisti. Ai cammelli non resterà che portare a spasso nel deserto i loro proprietari.
Il settore turistico tunisino (la principale voce di entrata del bilancio) è quello che più ha sofferto gli effetti della rivoluzione. In Tunisia si può andare tranquillamente, senza alcun rischio, ma nei giorni scorsi una notizia, diffusa probabilmente ad arte (sono molti i controrivoluzionari che ancora agiscono controcorrente), riferiva del rapimento di un algerino a Sousse (nel sud) durante il suo viaggio di nozze. La notizia si è rivelata falsa, ma un certo effetto l”aveva già provocato. Ma a disincentivare il turismo è stata sicuramente l”incertezza che ancora regnava quando le agenzie lanciavano le loro offerte, dunque mesi prima, e quando, in gennaio, chiedevano ai loro clienti di abbandonare il paese. Risultato: nei primi sei mesi dell”anno il numero dei turisti è diminuito del 39 per cento, secondo i dati del ministero del Turismo. Soprattutto è diminuito, del 53 per cento, il periodo di vacanza passato in Tunisia, e le prenotazioni sono scese del 52 per cento, il che non lascia ben sperare nell”immediato.
Sebbene la situazione economica resti estremamente difficile, la crescita del Pil quest”anno è prevista dell”1,1 – essendo che durante la rivoluzione è stato perso circa il 4 per cento del Pil – e del 3,3 per il 2012. Tuttavia nei primi mesi dopo la caduta di Ben Ali, e soprattutto considerando le prospettive a più lungo termine, gli osservatori del mondo economico valutano la situazione con ottimismo. I primi segnali positivi si sono già registrati nelle esportazioni: aumentate del 13,9 per cento nei primi cinque mesi dell”anno, in rapporto allo stesso periodo del 2010. Anche il deficit commerciale è diminuito di un 12,2 per cento. L”aumento delle esportazioni riguarda per il 3,1 le industrie (tessile) e per il 56 per cento l”agricoltura (datteri, olio d”oliva). Ma sono aumentate anche le importazioni (l”aumento è dovuto soprattutto all”aumento dei prezzi). Tuttavia molti degli investimenti ritirati per i timori destati dalla rivoluzione non sono ancora ripresi e questo paralizza diversi settori dell”industria.
Naturalmente anche la situazione politica resta estremamente fragile in questa fase di transizione che dovrà portare alle elezioni della costituente in ottobre e del presidente a fine anno. Gli scioperi che dilagano nel paese sono un sintomo di grande malessere e delusione per il mancato miglioramento delle condizioni di lavoro dopo la rivoluzione. La presa di coscienza dei propri diritti fino ad allora violati hanno indotto i lavoratori a rivendicarli, giustamente. Soprattutto c”è molta disillusione dovuta alla mancata soluzione di uno dei problemi più gravi del paese: la disoccupazione, che riguarda soprattutto i giovani diplomati e laureati. Il governo è impegnato in questa fase soprattutto a risolvere i problemi sociali che sono i più pressanti.
Non sono solo i lavoratori a scendere in piazza in questi giorni in Tunisia, ma anche le associazioni per la difesa dei diritti umani. Ieri sera manifestazioni «per difendere la libertà e opporsi alla violenza» erano programmate a Tunisi e Sousse. La violenza è quella dei gruppi islamisti salafiti che stanno moltiplicando le aggressioni nei confronti di donne, democratici, intellettuali e artisti. Recentemente gli islamisti avevano fatto irruzione in un cinema di Tunisi per interrompere la proiezione del film «Né Allah, né padrone» e per colpire gli spettatori. La mobilitazione a difesa della libertà e dei valori laici è importante in vista dei Festival di cinema e musica che si svolgeranno durante i mesi estivi. L”impegno culturale del governo tunisino prevede un cambiamento rispetto al passato: le sovvenzioni di spettacoli saranno più distribuiti su tutto il territorio nazionale invece di privilegiare gli eventi che si svolgono a Tunisi, come il famoso festival del cinema di Cartagine o l”altrettanto noto Festival internazionale di Hammamet. Ma il ministero della cultura tunisino punta molto anche sulla musica, evidentemente sull”onda della rivoluzione che ha visto una forte partecipazione di giovani e che aveva anche una propria colonna sonora con le canzoni di «El General». Sono eventi che attirano solitamente anche molti artisti e spettatori dall”estero. Questa potrà essere una prova anche rispetto alla ripresa del settore turistico. ‘
La rivolta dei cammellieri
Il turismo penalizzato dalla rivoluzione
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9 Luglio 2011 - 11.52
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