I gelsomini di Tunisi sono i più profumati

Sciolto il Rcd, crollano i simboli del regime

I gelsomini di Tunisi sono i più profumati
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10 Marzo 2011 - 11.52


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I simboli del regime di Ben Ali stanno crollando ad uno ad uno. Ieri è stata la volta del partito, il Raggruppamento costituzionale democratico (Rcd), il cui scioglimento è stato sancito dal tribunale di Tunisi. Decisione attesa – le attività del partito erano sospese dal 6 febbraio – ma che è comunque stata accolta con entusiasmo dalle centinaia di persone presenti alla proclamazione della sentenza. Partito sciolto e recuperati i beni. Che non devono essere pochi visto che il partito, fondato da Ben Ali nel 1988 al posto del Néo-Destour di Burghiba, contava più di 2 milioni di iscritti su 10 milioni di abitanti. Evidentemente l”iscrizione non era del tutto volontaria, il Rcd funzionava come partito unico, anche se Ben Ali aveva tollerato tre partitini non in grado di nuocere al dittatore. Lo scioglimento del Rcd («Rcd dégage») era stata, dopo l”allontanamento di Ben Ali, la principale richiesta dei sostenitori della rivoluzione dei gelsomini.
Un nuovo successo della rivoluzione, dopo l”estromissione dal governo di transizione di tutti i personaggi che avevano avuto a che fare con il vecchio regime, la convocazione delle elezioni per l”Assemblea costituente il 24 luglio, lo scioglimento delle camere, la costituzione del Consiglio nazionale per la salvaguardia della rivoluzione. Sarà questo organismo a vigilare sul processo di transizione. La sua formazione è in corso, con un ruolo importante giocato dal sindacato, l”Ugtt. Ne faranno parte partiti, associazioni (anche delle donne) e rappresentanti della società civile.
La transizione è estremamente delicata ma l”esperienza tunisina, da qui è partita la rivoluzione che ha travolto molti paesi arabi, sembra essere sulla buona strada.
Sciolto il partito «unico» si va verso il multipartitismo, sono già 31 i partiti legalizzati e altri 30 in «lista d”attesa». La proliferazione di partiti dopo un sistema bloccato è inevitabile, così era avvenuto anche in Algeria. C”è da sperare che la Tunisia non debba ripercorrere la sanguinosa esperienza algerina. La società tunisina è fortemente secolarizzata, anche le interpretazioni del Corano sono da secoli improntate alla modernizzazione.
Tuttavia, mentre la sinistra e i partiti democratici sono frammentati e divisi, il partito islamista Ennahda ha superato le sue divisioni interne per presentarsi rafforzato alle elezioni di luglio. I tempi sono stretti e per l”elezione della costituente si dovrebbe puntare più sui valori che sui programmi politici. In un paese dove la repressione ha impedito qualsiasi libertà di espressione, manca una cultura politica e una pratica alla mediazione. Inoltre mancano le risorse (umane e materiali) per fare una campagna elettorale. Gli islamisti sono avvantaggiati perché hanno spazi (le moschee) e molti soldi. Da dove arrivano? L”internazionale islamista ha molti sostenitori all”estero e anche a livello locale. Per ora si presentano con toni cauti e soprattutto con un doppio linguaggio, duro con i militanti e moderati in pubblico: per ora accettano il codice della famiglia (avanzato, ma che le associazioni di donne vogliono migliorare) ma chiedono di togliere il divieto dell”uso del velo nei luoghi pubblici. Ognuno ha i propri simboli da esibire.
Per contrastare le divisioni della sinistra e le forze conservatrici che si fanno scudo della religione sta nascendo un terzo polo, un fronte indipendente, a cui aderiscono le organizzazioni della società civile che sfidano le tendenze alla frammentazione e la mancanza di una cultura «frontista» per sbarrare il passo alle forze reazionarie. Riusciranno? È la scommessa della rivoluzione.

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