La prova di forza in Algeria è attesa per il 12 febbraio, quando si terrà la «marcia per il cambiamento» organizzata dal Coordinamento nazionale per il cambiamento e la democrazia. Principali parole d”ordine: il cambio di regime e la fine dello stato di emergenza in vigore da 19 anni. Sebbene la protesta sociale fosse da tempo diffusa in Algeria, è stata la rivoluzione dei gelsomini a dare la spinta decisiva per riunire le opposizioni e spingerle a lottare per riconquistare «gli spazi comuni che il potere ha confiscato».
Partiti politici (Raggruppamento per la cultura e la democrazia, Fronte delle forze socialiste, Movimento democratico e sociale, Partito per la giustizia e la libertà), sindacati autonomi (dei dipendenti pubblici, dei lavoratori dell”educazione e della formazione, collettivi studenteschi) e diverse associazioni della società civile, compresa la lega algerina per i diritti umani, si sono riuniti in un Coordinamento nazionale per «provocare non un cambiamento nel regime, ma un cambiamento di regime». L”ultima volta che questi partiti avevano marciato insieme era stato nel 1997 quando avevano protestato contro le frodi elettorali nelle elezioni legislative. Dopo il ritiro degli avversari di Bouteflika dalle presidenziali del 1999, i partiti dell”opposizione hanno passato il tempo a lacerarsi.
RE ABDALLAH CI PROVA.
Migliaia di persone sono tornate in piazza ieri ad Amman al termine della preghiera del venerdì nella moschea al Hussein. Come venerdì scorso i manifestanti chiedevano le dimissioni del primo ministro Samir Rifai e riforme economiche e politiche. Manifestazioni si sono svolte anche a Irbid e Karak. Le mobilitazioni continuano nonostante il governo abbia approvato un pacchetto di 225 milioni di dollari per mantenere sotto controllo il prezzo dei beni di prima necessità e del carburante. Mentre re Abdallah ha chiesto al parlamento di accelerare i tempi per le riforme politiche ed economiche per rafforzare la fiducia nelle istituzioni.
IRRIDUCIBILI.
Scontri a Tunisi davanti al palazzo della Kasbah, sede del governo, dove qualche centinaio di manifestanti è stato attaccato dalla polizia. La maggior parte dei manifestanti si era ritirata dopo il rimpasto governativo di giovedì che ha sostituito i ministri provenienti dal passato regime (difesa, interni, esteri e finanze). Resta tuttavia in carica il premier Mahmud Gannouchi, già nominato da Ben Ali, anche se ha promesso che se ne andrà quando si terranno le elezioni. Gli «irriducibili» chiedono che se ne vada subito. ‘
Algeria in marcia per cambiare
Odor di gelsomino
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29 Gennaio 2011 - 11.52
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