La ribellione serpeggiava. Ora è esplosa ad Algeri, Tizi Ouzou e Orano. E dalle rivolte spontanee contro le condizioni di vita e la mancanza di lavoro, dopo che è venuta meno anche la possibilità di attraversare il Mediterraneo, da ieri la richiesta dei manifestanti è lo scioglimento del parlamento e le dimissioni del ministro del commercio. Motivo scatenante, in Algeria come in tutto il Maghreb, sono gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità (farina, olio, zucchero, etc.) del 20-30%. Dovuti non solo a provvedimenti locali ma riconducibili alla crisi internazionale se è la Fao a denunciare l”aumento in dicembre, per il sesto mese consecutivo, dei prezzi di 55 prodotti alimentari. Aumenti su cui si innestano speculazioni locali e da qui la rabbia nell”Algeria di Bouteflika, un «modello» per gli organismi internazionali che ignorano le condizioni di vita della popolazione. L”aumento del prezzo del petrolio ha permesso di accumulare riserve in valuta ma non di far fronte alle esigenze dei giovani (il 70% della popolazione è sotto i trent”anni) che costituiscono il 20% dei disoccupati. Il benessere attuale è evidente soprattutto nell”iniziativa privata. Negli ultimi anni Algeri è in continuo sviluppo, con nuovi quartieri e anche case popolari (non il milione promesso da Bouteflika) ma non sempre accessibili ai settori più disagiati.
La rabbia è riesplosa ieri dopo la preghiera, come succedeva nell”88, ma questa sembra veramente la rivolta della semola mentre quella di allora era molto più diretta contro il partito unico e per la giustizia. Paradossalmente dopo una stagione in cui i partiti si erano moltiplicati e l”opposizione si batteva per la democratizzazione del paese ora Bouteflika è il padre padrone indiscusso dell”Algeria, è riuscito ad affabulare islamisti e vecchi Fln e a narcotizzare l”opposizione laica.
Questa non è una rivolta che riguarda solo l”Algeria, ma tutti i paesi del Maghreb e non solo. È parte della crisi economica che sta vivendo tutto il mondo e che non potrà essere facilmente risolta, sicuramente Bouteflika ha più mezzi da investire nei servizi sociali e nella sovvenzione dei beni di prima necessità di quanto non abbiano i suoi vicini, ma dovrebbe cambiare politica, qui il populismo non basta più.
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Una rivolta vicina
Ribellione ad Algeri
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8 Gennaio 2011 - 11.52
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