Il premio Langer alle donne tunisine democratiche

Premiata l''arrività ventennale dell''Associazione tunisina delle donne democratiche protagoniste della rivoluzione dei gelsomini.'

Il premio Langer alle donne tunisine democratiche
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27 Giugno 2012 - 09.24


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«I diritti delle donne sono universali e devono essere condivisi sulle due sponde del Mediterraneo, ma ci sono stati momenti in cui si è preferito chiudere gli occhi sulle violazioni che avvenivano sulla riva sud. Noi continueremo a batterci per la libertà, l”uguaglianza, la dignità e la giustizia sociale», ha concluso così il suo intervento Ahlem Belhadj, presidente dell”Associazione tunisina delle donne democratiche (Aftd), ieri alla Camera. L”Aftd è la vincitrice del premio Langer 2012 che verrà consegnato il 29 giugno a Bolzano, ma che, come ogni anno ha avuto il suo passaggio istituzionale alla Camera dei deputati. L”incontro promosso dalle deputate dell”ufficio di presidenza si è svolto ieri pomeriggio, introdotto da Emilia de Biase, che ha ribadito l”impegno anche verso altre vincitrici del premio Langer, come Narges Mohammadi, in carcere in Iran.

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Ieri è stata la volta delle tunisine protagoniste della rivoluzione, fin dalle lotte che avrebbero contribuito allo scoppio della rivolta, in particolare con le donne del bacino minerario di Gafsa, nel 2008. Alhem ha percorso i quasi 23 anni della storia dell”Aftd: negli anni 80 contro quelle discriminazioni che ancora esistevano nonostante uno statuto di famiglia (del 56) molto progressista rispetto agli altri paesi dell”area. Alla fine degli anni 80 l”impegno per la conquista di spazi privati e pubblici “perché non c”è democrazia nel privato, se non c”è nello spazio pubblico”, sostiene la presidente dell”Aftd. Negli anni 90 l”impegno contro le molestie sessuali che ha portato al varo di una legge.

Questo è un passato di militanza sotto il regime di Ben Ali che non concedeva nessuna libertà di espressione e di spostamento. E oggi? «Sono ottimista anche se inquieta, bisogna essere vigili. La realtà è molto complessa, abbiamo la libertà di parola e di spostarci, ma i grandi temi che riguardano la giustizia nella fase di transizione non vengono affrontati, come vorremmo. Occorrono riforme istituzionali per la democrazia. Per quanto riguarda i diritti delle donne abbiamo ottenuto le liste elettorali con il 50 per cento per genere e con candidatura alternata, l”eliminazione della riserva con cui era stata firmata la Convenzione sull”eliminazione di ogni discriminazione contro le donne (Cedaw). Ma nello stesso tempo corrono voci sulla reintroduzione della poligamia, la possibilità di vietare il lavoro alle donne, di matrimoni forzati, persino di mutilazioni genitali femminili, di cui non si era mai sentito parlare in Tunisia». Sono minacce allarmanti soprattutto se i gruppi che oggi praticano la violenza contro le donne possono approfittare del lassismo del governo.

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Il premio Langer vuole tener vivo il ricordo di Alex, scomparso nel 1995, valorizzando espressioni della società civile premiando associazioni o persone che si sono distinte per la libertà di pensiero e l”impegno sociale. Quest”anno il premio all”Atfd è un gesto concreto di solidarietà con i protagonisti di una rivoluzione che rischia di essere svuotata dall”irruzione sulla scena degli islamisti.

«Questo è un momento storico della Tunisia moderna», sostiene Ahlam Belhadj. Ma la modernità dipende dai diritti delle donne: «Noi continueremo a lottare per mantenere quelli che abbiamo acquisito e per avanzare». E per avanzare occorre ottenere la parità nell”eredità, cosa non facile perché gli islamisti si appellano alla sharia (legge coranica). Nessun paese musulmano ha ceduto su questo punto perché rafforzerebbe l”indipendenza economica della donna e quindi la sua libertà. Ma l”ottimismo di Ahlem Belhadj, accompagnata in Italia dalla prima presidente dell”Atfd Hédia Jrad e dal segretario generale Saida Rached, è contagiosa nonostante le pessime notizie che continuano ad arrivare dalla Tunisia. Sarà la sua trentennale militanza nella sinistra e per i diritti delle donne, portata avanti in tempi sempre difficili, a renderla così decisa a continuare a lottare con maggiore vigore.

Sono proprio le donne con le loro lotte, la mobilitazione continua davanti alla costituente, dove hanno presentato delle proposte di articoli a favore dei loro diritti, ad evitare la deriva islamista. E noi cosa possiamo fare? «Non vogliamo niente, vi chiediamo solo di essere coerenti con i vostri principi e di difenderli anche per noi», conclude Bettina Foa, del comitato scientifico della Fondazione Langer, ricordando la frase pronunciata da una donna tunisina al parlamento europeo.

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