Quanti afghani sfideranno le minacce che incombono sulle urne per andare ad esprimere il loro voto per l”elezione del parlamento, dopodomani? I taleban hanno annunciato che attaccheranno i seggi, invitando gli afghani a non partecipare al «voto della vergogna». La presenza dei taleban negli ultimi mesi si è andata estendendo: ora spadroneggiano in 33 della 34 province del paese e rendono quasi vano lo sforzo militare statunitense. Il problema della sicurezza risparmia ormai solo la zona del Panshir, dove i taleban non erano riusciti a mettere piede nemmeno quando erano al potere a Kabul.Per ragioni di sicurezza, ha annunciato la commissione elettorale, un migliaio di seggi – circa il 14% del totale – resteranno chiusi. Tuttavia i taleban non hanno aspettato il giorno delle elezioni per impedire il voto: tre candidati sono stati assassinati negli ultimi giorni, senza contare i rapimenti e le intimidazioni. Una situazione che ha impedito a molti candidati, soprattutto alle donne, di fare la campagna elettorale. I ricchi hanno potuto presentarsi con manifesti e spot nelle televisioni locali, per gli altri non è rimasto che un passaparola clandestino (a volte sotto la copertura del burqa) o un appoggio garantito dall”appartenenza tribale. L”assenza di partiti – i candidati si devono presentare come indipendenti – ha di fatto facilitato il voto etnico e il dominio dei signori della guerra. La maggior parte dei candidati si sono comunque concentrati nella capitale (664 candidati per 33 seggi), dove il voto richiederà quindi molto tempo. Del resto i problemi di sicurezza hanno portato la popolazione a riversarsi sempre più su Kabul, dove si calcola che ora vivano quasi 5 dei 28 milioni di afghani. Lo scorso anno in sette province risultavano più iscritti alle liste elettorali che abitanti. A specializzarsi nella stampa di certificati falsi sono le stamperie che si trovano nel bazar di Peshawar, la cittadina pachistana al confine con l”Afghanistan. Qui le carte false, fotografate dall”Associated press, si comprano a un prezzo migliore che a Kabul, circa 20 centesimi (di euro) l”una. E c”è chi se ne può permettere anche un migliaio o più. Schede permetteranno a elettori disonesti di votare più volte o di votare anche senza la maggiore età: non sarà certo l”inchiostro indelebile a impedirglielo. Ma, regolare o meno, il voto serve a Karzai e anche agli americani. Solo un buon risultato sia nella partecipazione che nello svolgimento potrebbero ridare qualche credibilità al presidente Karzai la cui elezione, lo scorso anno, era stata caratterizzata da brogli colossali e garantita dal ritiro dei suoi rivali per sfiducia nel ballottaggio. La comunità internazionale aveva alla fine dato una copertura all”elezione di Karzai, ma certo senza entusiasmo, e risulterebbe ancor più indigesto dover coprire una seconda farsa. Ma se Karzai risulta sempre più insostenibile (anche per il coinvolgimento in scandali di corruzione e copertura di traffici di droga) i governi coinvolti nella guerra afghana non hanno via di scampo e dovranno comunque legittimare queste elezioni, per sostenere che il loro impegno ha raggiunto qualche risultato.Il numero degli attacchi contro le truppe dell”Isaf è raddoppiato: erano stati 630 nell”agosto del 2009 e 1.353 nell”agosto di quest”anno.Del resto in un sistema presidenziale come quello afghano la Wolesi Jirga (la camera bassa) non ha molti poteri e molti dei contendenti (i candidati sono 2.447, di cui 386 donne, per 249 seggi) investono i loro soldi per comprarsi l”immunità di cui godono i parlamentari. Sono molti infatti i piccoli e grandi signori della guerra in competizione, sono del resto gli unici a poter fare una campagna elettorale, perché hanno i mezzi finanziari e l”arroganza delle armi e non risparmiano le minacce nei confronti di coloro che osano ostacolare il loro cammino. Anche se il parlamento non ha grandi poteri, il presidente vuole garantirsi un ampio appoggio per evitare, come è successo qualche mese fa, che il parlamento si rifiuti di approvare la scelta di alcuni ministri da lui proposti.Naturalmente non tutti i candidati sono criminali o aspiranti all”immunità parlamentare, ci sono anche giovani che credono di doversi impegnare per dare un futuro al loro paese, ma difficilmente riusciranno a emergere, ci vorranno molti anni per raggiungere una situazione stabile in cui si possano tenere un voto libero e credibile. Di per sé le elezioni non sono la democrazia, sono uno strumento di democrazia se si creano le condizioni perché lo diventino. Per ora la situazione spinge la popolazione verso la sfiducia nella politica e nelle istituzioni.Le elezioni afghane hanno anche un effetto a livello internazionale, soprattutto negli Stati uniti, dove tra qualche settimana si svolgeranno le elezioni di medio termine. Obama è sotto attacco per la sua strategia afghana e se le elezioni dimostrassero il fallimento americano, potrebbero dare un vantaggio ai repubblicani. Proprio alla vigilia delle elezioni l”amministrazione americana si è trovata di fronte a un nuovo dilemma: continuare ad appoggiare Karzai anche di fronte al recente scandalo che lo ha coinvolto con il fallimento della banca di Kabul che aveva finanziato gran parte della sua campagna elettorale evitando un intervento pesante delle agenzie (controllate dagli Usa) che devono sgominare la corruzione o mantenere un atteggiamento più soft ben sapendo che questi scandali portano acqua al mulino dei taleban? Abbandonare Karzai oppure continuare a sostenerlo, almeno per il momento, come il minore dei danni? Forse il nodo sarà sciolto con il risultato di domenica.’
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17 Settembre 2010 - 11.52
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