Passa il patto militare ma con referendum

Il parlamento dà il via libera al ritiro entro il 2001

Passa il patto militare ma con referendum
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28 Novembre 2008 - 11.52


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Dopo ore di serrate trattative, che avevano costretto il governo a rinviare di un giorno il voto, ieri il parlamento iracheno ha approvato lo «Status of forces agreement» (Sofa) concluso con gli alleati americani il 16 novembre. A favore dell”accordo hanno votato 144 dei 198 parlamentari presenti (su un totale di 275). Oltre ai voti scontati dell”Alleanza kurda e degli sciiti governativi (138 voti), alla fine hanno detto «sì» anche parlamentari del Blocco arabo sunnita. Una condizione indispensabile per dare una credibilità al voto che non avrebbe avuto senza un appoggio anche sunnita.I sunniti avevano posto come condizioni alcune riforme politiche e che l”accordo venisse sottoposto a referendum: la consultazione popolare è stata concessa e dovrebbe tenersi entro la metà del 2009. Se il referendum dovesse respingere l”accordo, verrebbe dato agli Stati uniti un anno di tempo per lasciare il paese. Altrimenti, l”accordo prevede che le truppe Usa (150.000 uomini distribuiti in 400 basi) si ritirino dalle città entro la metà del 2009 e dall”Iraq entro la fine del 2011.L”accordo tra il governo iracheno e quello americano è stato raggiunto dopo un anno di trattative che alla fine hanno portato a stabilire una data certa per il ritiro. Anche se Obama dovrebbe anticipare la tabella di marcia: ha promesso il ritiro entro 16 mesi. Ma gli americani non se ne andranno completamente, dovrebbero restarne circa 50.000 chiusi nelle grandi basi in costruzione e intervenire solo su richiesta (ma di questo ufficialmente non si parla). Il Sofa prevede che tutte le operazioni militari Usa debbano avere l”avallo del governo di Baghdad. Inoltre gli Usa dovrebbero passare agli iracheni tutti i file dei detenuti – in gran parte sunniti – nelle basi americane (il premier al Maliki ha promesso una amnistia).Uno degli ostacoli maggiori alla conclusione dell”accordo riguardava l”immunità dei soldati Usa per reati commessi fuori dalle loro basi, questo il compromesso: sarà un comitato iracheno-americano a decidere se affidarli alla giustizia irachena. Un elemento dell”accordo che dovrebbe rassicurare iraniani e siriani è che l”Iraq non potrà essere usato come base di lancio o corridoio per attacchi ad altri paesi. Questi i punti dell”accordo secondo la traduzione della versione araba diffusa dall”agenzia francese Afp. Ma la versione inglese non si è mai vista e non è escluso che sorgano problemi di interpretazione.Contro l”intesa si sono schierati i deputati sciiti radicali seguaci di Muqtada al Sadr. Dopo la manifestazione anti-accordo di venerdì, ieri durante il voto hanno urlato «sì all”Iraq, no all”occupazione». I sadristi sono favorevoli al ritiro delle truppe ma non a un accordo con gli Usa. L”atteggiamento dei partiti iracheni è influenzato anche dalle prossime elezioni amministrative del 31 gennaio e in parlamento si giocano la loro credibilità, la sessione del voto era infatti trasmessa in diretta dalla televisione.L”approvazione dell”accordo è stato apprezzata dalla Casa bianca, era una scadenza compresa nell”agenda americana e non solo perché Bush voleva l”accordo militare prima di uscire di scena, ma perché il 31 dicembre scade il mandato dell”Onu che con la risoluzione 1483 sanciva l”occupazione. Senza accordo bilaterale o l”Onu prolungava il mandato oppure le truppe straniere si sarebbero trovate in Iraq senza più nessuna copertura, come del resto durante guerra.Il Sofa è un modello adottato dagli Usa per concludere accordi militari con gli alleati, la debolezza di quello concluso con gli iracheni è che l”Iraq non ha una sovranità (anzi l”accordo è presentato come un passo verso la sovranità) e Bush è alla fine del suo mandato. La palla passa quindi a Obama, che aveva chiesto, inutilmente, una discussione dell”accordo in congresso. Con il suo staff l”Onu avrebbe già discusso del ritiro. Sarà per il nuovo presidente una prima dura prova sullo scenario internazionale, ma non sarà l”unica e forse nemmeno la più difficile. Obama vuole liberare forze dall”Iraq per mandarle nella palude afghana, ma in vista delle elezioni presidenziali di primavera il presidente Karzai rialza la testa e chiede agli Usa un accordo sul modello iracheno, altrimenti, dice, farà un accordo separato con i taleban. Sempre che i taleban vogliano approfittare della sua debolezza. ‘

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