Il compito del movimento antimilitarista di Portorico non s”è esaurito con la vittoria di Vieques. La guerra di Bush in Iraq ha infatti investito in pieno i portoricani, che come tutti i cittadini Usa di serie B sono il grosso della manovalanza per la guerra. Portorico non fa parte degli Stati uniti, è formalmente un «libero stato associato», il che comporta molti doveri (come fornire mano d”opera all”esercito Usa) ma pochi diritti (i portoricani non votano per il presidente Usa ma ne subiscono le scelte). Questo status di dipendenza economica e «autonomia» culturale, che tuttavia si sta erodendo, è al centro della vita politica: i partiti si dividono, non su base ideologica, ma sullo statuto futuro del paese: c”è chi vuole mantenere lo status quo e chi vuole trasformare Portorico nel 51° stato Usa, mentre gli indipendentisti hanno scarso impatto. Gli Usa non premono per aggiungere una nuova stella alla bandiera, preferiscono mantenere una colonia caraibica.In questo clima di ambiguità, aiutati dalla difficile situazione economica, i reclutatori che calano dagli Stati uniti nelle scuole hanno spesso buon gioco. La guerra promette quei salari altrimenti non raggiungibili con un normale lavoro peraltro difficile da trovare sull”isola. Un modo per realizzare un sogno altrimenti difficilmente realizzabile. Ma una speranza che potrebbe anche spezzarsi: sono almeno una settantina i soldati di Portorico uccisi finora in Iraq, senza calcolare chi è tornato ma non potrà più vivere una vita normale. «Che cosa me ne sarei fatta di quei soldi se non fossi tornata?», racconta una «capitana» che è stata ben due volte in Iraq, così come suo marito, e che la seconda volta ha dovuto lasciare a casa una bambina di quattro mesi. Ora ha lasciato l”esercito ma resta nella riserva, continua a sentirsi parte dell”esercito statunitense anche se sostiene che la guerra in Iraq non ha nessun senso e nessuno è riuscito a dare una motivazione ai soldati che lì rischiano la vita tutti i giorni. Spera comunque di non doverci tornare.Contro la guerra anche a Portorico sono nate diverse organizzazioni riunite nella Coalicion ciudadana contra el militarismo. Madres contra la guerra è una di queste, la sua fondatrice Sonia Santiago Hernandéz è una donna molto attiva, in continuo movimento da una parte all”altra dell”isola, a fianco delle madri o delle donne che hanno perso figli, mariti, e per impedire che la tragedia continui. Già militante pacifista ai tempi della guerra in Vietnam aveva cercato di educare i figli contro il militarismo, ma questo non ha impedito che uno di loro, quando aveva 22 anni, si arruolasse per ottenere i soldi per finire gli studi e fosse mandato in Afghanistan. Tornato con la osteoporosi e una sindrome post-traumantica ora è invalido al 50%. Da allora Sonia ha ripreso l”attività: «Noi come madri abbiamo fondamentalmente il compito di educare alla pace. La guerra è l”antitesi della maternità». Sonia Santiago, di fronte all”ennesima bara di un giovane tornato dall”Iraq, ha affermato: «che non si sparga più una goccia di sangue in questa guerra motivata da ambizioni imperialiste per il controllo del petrolio».Sonia, che non dimentica mai le vittime irachene, non è sola. La Coalicion ciudadana contro il militarismo (Cccm) ha concentrato la sua attività nelle scuole e nelle università dove avviene il reclutamento dei giovani prospettando il miraggio di: soldi, addestramento, lavoro, avventura, ecc.. Per farlo, i reclutatori che arrivano dal Pentagono cercano di ottenere le liste degli studenti iscritti nelle scuole con finanziamento federale (con un subdolo ricatto economico) e poi inseguono i ragazzi senza mollare mai la presa, soprattutto se trovano giovani titubanti, o in difficoltà economiche oppure di studio.La Coalizione antimilitarista è impegnata a contrastare energicamente questa campagna di reclutamento prima di tutto impedendo che ai reclutatori vengano consegnate le liste degli iscritti e poi sensibilizzando genitori e studenti. Le organizzazioni antimilitariste hanno anche chiesto l”accesso agli edifici scolastici per non lasciare campo libero ai reclutatori. In agosto e settembre presidiano le scuole per orientare gli studenti.«Stai pensando di entrare nelle forze armate? Prima di farlo rifletti. Hai pensato cos”è la guerra? Sei disposto a uccidere? Sei pronto a morire?», sono alcune delle domande del manifesto di controinformazione dei militanti antimilitaristi. Più delle parole servono gli esempi. Pablo Paredes Burgos, è originario di Portorico anche se nato e cresciuto nel Bronx, dove ha studiato in una scuola cattolica diventando chierichetto. Nel 2000, dopo che un incidente automobilistico del padre aveva lasciato la famiglia senza sostegno, era entrato in Marina, per poter continuare gli studi. «Non immaginavo che mi sarei trovato in guerra», sostiene Pablo. Addestrato in Giappone, il 6 dicembre del 2004, avrebbe dovuto imbarcarsi verso l”Iraq sulla nave da guerra Uss Bon homme. Ma si è rifiutato appellandosi allo status di obiettore di coscienza. L”obiezione – pur prevista dal regolamento militare – in questo caso, come in altri, è stata respinta. Pablo Paredes è stato condannato a tre mesi di lavori forzati nella base di San Diego. Ma non si è pentito: «Sono stato addestrato per riconoscere la mia responsabilità personale nella partecipazione ai crimini di guerra. Visto che questa guerra è illegale e conpesanti violazioni di leggi e trattati internazionali, delle convenzioni di Ginevra e degli standard generalmente accettati dei diritti umani, credo che il mio addestramento giustificava il mio rifiuto a prendere parte a questi crimini». E racconta che persino alcuni suoi ufficiali si sono felicitati con lui. ‘
Porto rico contro l''arruolamento '
Gli antimilitaristi in campo contro la guerra
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23 Giugno 2007 - 11.52
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