Sull''orlo della guerra civile'

Kabul, i timori della Cia mentre gli Usa si schierano in armi con Karzai

Sull''orlo della guerra civile'
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22 Febbraio 2002 - 11.52


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Sarà per evitare la paventata guerra civile in Afghanistan che gli americani hanno cominciato a bombardare le tribù rivali a quelle che sostengono Karzai nella zona di Khost?Un rapporto segreto della Cia, di cui ha riferito ieri il New York times citando alti funzionari americani, avverte che l”Afghanistan potrebbe precipitare di nuovo in un “violento caos” se non saranno prese misure per frenare la competizione fra fazioni rivali e per controllare la tensione etnica. Il rapporto della Cia è uscito proprio nel momento in cui l”amministrazione Bush sta discutendo su come modificare la propria missione in Afghanistan e per questo una delegazione militare, guidata da Charles Campbell, capo di stato maggiore del comando centrale dell”esercito americano, si trova proprio in questi giorni a Kabul. E ieri è partito per la capitale afghana anche Zalmay Khalilzad, già consigliere per la sicurezza del presidente Bush.Il rapporto della Cia non sostiene che una guerra civile è imminente. Ma esprime preoccupazione rispetto alla lentezza con cui si procede nell”istituzione di una polizia e di un esercito e le difficoltà di Karzai nell”estendere il proprio controllo su tutto il paese, gran parte del quale è ancora nelle mani di vari signori della guerra.”Se ci vogliono sei mesi o più di un anno per creare un esercito, che cosa facciamo nel frattempo per fermare la guerra tra i vari warlord”?, si chiede un alto funzionario citato dal quotidiano americano.E” evidente, se ancora ce ne fosse bisogno, che l”intervento in Afghanistan ormai ha poco a che vedere con il terrorismo di al Qaeda o dei sostenitori taleban. E chi parla più di Osama bin Laden oppure di mullah Omar?Ora evidentemente per gli Usa il problema è quello di affermare il proprio controllo sull”Afghanistan, e occorre fare in fretta perché non sono gli unici ad avere mire su paese dilaniato da oltre vent”anni di guerra. In agguato, primi tra tutti i russi.Il problema resta però quello della sicurezza in un paese dove si calcola che 2 milioni di persone sono armate e molte milizie sono state armate e finanziate proprio dagli Usa per combattere al Qaeda e i taleban. Per mantenersi le mani libere ed evitare il lavoro sporco gli Stati uniti non sono entrati a far parte della Forza multinazionale dell”Isaf (International security assistance force) presente a Kabul con più di 4.000 uomini. E i rischi rappresentati da una presenza militare esterna in una città dove permangono conflitti latenti e dove i compiti non sono così chiari cominciano a manifestarsi. Soprattutto dopo l”uccisione di un giovane afghano disarmato da parte dei parà inglesi, ieri una pattuglia degli stessi parà è stata fatta bersaglio di colpi d”arma da fuoco. Senza contare i violenti scontri avvenuti in occasione della partita di calcio tra il United Kabul e una squadra dell”Isaf. Sintomi del malessere che potrebbe precludere a una contrapposizione più esplosiva. Soprattutto se gli Stati uniti decidessero di scendere in campo apertamente – più di quanto stiano già facendo ora – a favore delle tribù fedeli a Karzai, o più esplicitamente al servizio degli Stati uniti. Come Azrat Ali, un signore della guerra di Jalalabad che dispone di 18mila uomini, assoldato direttamente dagli americani ai quali indica anche gli obiettivi da colpire, grazie ai satellitari avuti in dotazione direttamente dal Pentagono. Non si tratta di supposizioni ma di rivelazioni fatte dallo stesso Azrat Ali in una intervista rilasciata al Washington Post (18 febbraio). Difatti, gli Stati uniti non solo non frenano i conflitti etnici in Afghanistan ma li fomentano, come hanno sempre fatto e fanno tutti coloro che hanno mire sul paese. Senza tener conto che in passato i vari tentativi di occupazione sono falliti in Afghanistan.Hamid Karzai, nonostante l”appoggio degli Stati uniti, non è così forte, nemmeno nella coalizione di governo, dove sono già emerse posizioni diverse – negli ultimi giorni anche sulla versione data a proposito dell”assassinio del ministro del trasporto e del turismo Abdul Rahman all”aeroporto di Kabul -, e soprattutto si scontra con personaggi del peso politico e militare di Ismail Khan a Herat (che sembrava aver deposto le armi durante la visita di Karzai ma tiene una spada di Damocle sulla testa del premier) e il generale Dostum a Mazar-i-Sharif , le cui milizie si scontrano con quelle del ministro della difesa Fahim. Dostum ieri ha deciso la liberazione di duecento prigionieri di guerra taleban, in occasione della festa dell”Eid ul-Adha (che segna la fine del pellegrinaggio alla Mecca), che ricorre oggi. Una decisione che probabilmente non sarà troppo gradita a Washington. Non a caso.Ma la sicurezza è un problema serio e ne è cosciente innanzitutto Karzai – tanto più che si avvicina la scadenza di giugno per la convocazione della loya jirga – che ha chiesto alle 33 province afghane di inviare ciascuna 200 uomini che verranno addestrate dalla forza multinazionale. Gli inglesi stanno già addestrando il primo battaglione di 600 uomini. L”addestramento dell”esercito dovrebbe essere affidato a Usa e Gran bretagna, quello della polizia alla Germania. Si calcola che per controllare il paese occorra un esercito di 50.000 uomini e una forza di polizia. Tempi lunghi e risultati incerti. Che fare? si chiede l”amministrazione Bush.Un”opzione è quella di chiedere alla forza multinazionale di ampliare il contingente ed estendere la presenza ad altre zone (come sollecita il premier ad interim Karzai), magari garantendo un appoggio logistico e di intelligence. Un rafforzamento dell”Isaf richiede una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite – e convinta di questo pare solo la Gran bretagna – e anche soldi. Ma il segretario alla difesa Donald Rumsfeld non è d”accordo: non è necessario e inoltre distoglierebbe risorse dalla più vasta campagna contro il terrorismo, riporta il New York times.Questa non è l”unica opzione presa in considerazione. Altra possibilità presa in considerazione: il dispiegamento di truppe dei paesi alleati in diverse città afghane, ma di fuori della Forza internazionale. Magari affiancati da osservatori e consiglieri internazionali che il compito arduo di favorire una soluzione pacifica dei conflitti. E per completare il quadro, gli Stati uniti pensano anche ad un ampliamento dei compiti delle loro Forze speciali, che dovrebbero essere impegnate per impedire conflitti e non solo contro il terrorismo. Questo potrebbe essere realizzato finanziando e armando i signori della guerra disposti a collaborare.In questo modo lo scoppio della guerra civile non solo è garantito ma potrebbe anche essere imminente, dipende solo da quanto tempo occorrerà agli Stati uniti per fare la loro scelta tra le diverse opzioni.’

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