Berberi e arabi resistono alla legge di arabizzazione forzata

Il 5 luglio, trentaseiesimo anniversario dell''indipendenza algerina, è entrata in vigore la legge sulla generalizzazione dell''uso della lingua araba. La drastica scelta del regime algerino, che segue la linea perseguita fin dall''indomani dell''ind

Berberi e arabi resistono alla legge di arabizzazione forzata
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8 Luglio 1998 - 11.52


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Il 5 luglio, trentaseiesimo anniversario dell”indipendenza algerina, è entrata in vigore la legge sulla generalizzazione dell”uso della lingua araba. La drastica scelta del regime algerino, che segue la linea perseguita fin dall”indomani dell”indipendenza senza grande successo, ha scatenato forti reazioni e proteste. Soprattutto da parte della popolazione berbera che vede negata la propria lingua e la propria cultura pur essendo parte integrante dell”identità algerina (come riconosce la stessa costituzione). Del resto l”Algeria era abitata dai berberi prima ancora dell”invasione araba.La rivolta contro l”arabizzazione si è coniugata in Kabylia – la regione berbera – con la protesta per l”uccisione, da parte dei gruppi islamici armati, del cantante Lounes Matoub che delle rivendicazioni cabile era diventato il simbolo. Lounes Matoub, che spesso viveva in Francia dopo essere stato sequestrato dai fondamentalisti nel 1994, era tornato in Algeria due settimane fa proprio per partecipare alla protesta contro l”imposizione dell”arabizzazione forzata. Se i berberi sono scesi in piazza e continueranno a farlo, contro il progetto che esclude il plurilinguismo dell”Algeria si sono schierati anche molti intellettuali arabofoni, come lo scrittore Waciny Larej, di cui pubblichiamo un articolo qui accanto.Il progetto di arabizzazione forzata, decisamente appoggiato dagli islamisti, infatti, non rappresenta solo la cancellazione di lingue – come il berbero ma anche il francese che hanno stretti legami con la realtà sociale – ma comporta una chiusura di spazi di libertà di espressione che penalizzano tutta la società algerina.Non è ancora chiaro come avverrà l”applicazione di questa legge che molti ritengono inapplicabile, ma l”allarme è forte. Del resto, una lingua imposta nella vita pratica e nella cultura comporterà inevitabilmente un impoverimento: come si può esprimere la creatività in una lingua che non è vissuta come la propria, ma come la seconda o la terza? Anche questa scelta fa parte delle contraddizioni dell”Algeria che cerca di affrontare i problemi di crisi di identità non trasmettendo i valori dell”indipendenza ma cercando di imporre una sorta di legittimazione, rispetto alla nazione araba, attraverso la lingua. Una battaglia che viene rivestita di valori patriottici con i quali non ha nulla a che vedere. Ci ricordava recentemente un moujahidin, che ha partecipato alla guerra di liberazioni con un ruolo di responabilità, che allora gli ordini venivano passati in francese, per essere sicuri che fossero compresi da tutti. Anche se era la lingua dei colonizzatori, se doveva servire a sconfiggerli e cacciarli, il suo uso non rappresentava certo una subalternità.’

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